i s° t ¡vapori, che dalle acque paluftri di Venezia fi elcuano, con tutto ciò fi può dire, che nemen farà, ne più cacti-ua rendono quellaria, che anco in gran parte da elfi fi libera , erefpettiuamente fecca diuicne. In fatti biiogna credere così, perche fe in e ila re ila ile ro, gl’imprimeriano alcun ecceiTod’vmidità perniciofa , onde nonauria così facilmente il priuilegio di conferuare alla lunga le carni, i pefci , i frutti fugofi , e lealtre cole più ioggetteal cor-romperfi, perche diiToluendo il loro fale, c-h e il legame più principale con cui ftannovnire più ftrettamente tutte le parti de mirti, ben torto con 1 efterminio di querti, ne fcioglierebbe Pvnione . Di più è detto da Ippocrate nel libro 2.de Dieca al n-4* che 'ventiex muri in regiones ilUbentes ficciores quodetmodo funt -, onde può vederi! 1 1 ilei - io dell’aria marina, qual è appunto quella di Venezia . Donde poi deriui quella fua ficcità > non pare tanto difficile immagitiarfene le ragioni - Potria diri! s che la copia grande delle parti fa line, che in quell’aria il trouano, con la virtù naturalefuadi gagliardamente eiiìccare,dile-guaflero in gran parte i vapori accennati, con cui vietamente s’innalzano, òche i venti, che ailai ipeilo nel mare, e ne luoghi ad eiTo vicini fi muouono, molti necraf-portaiferoaltroue, ò finalmenteche il calor del Sole, ò folo, ò aiutato da fuochi , che moltiffimi in Venezia, e ne luoghi vicini per le tornaci de Vetri fi fanno, li con-lummaiTe, o almeno refili più leggieri di ie ite ili, gl* innalzale iopra le parti faline, reftando queiìe come di natura più graui nella parte inferiore di quell’aria, con cui hanno gli abitanti di quella Città più continuo, e più ftrerto il commercio , e co fi la rendeiTero più iecca . E intendo fecca refpettiuamantc* perche è cofa ragione-uole> che ne luoghi tutti doue attualmente fi viue, vi fin nell'aria, che iipirafi alcuna porzione d’vmido acqueo, che alquanto grolla, òpiùdenfa la renda, altrimenti fa- reb-