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     l’acqua, quando foprabbonda , corrompe con brcuità qualunquecofa, che venghi vmettat* largamente da_, queilav Douendoiì dunque diicorrere dell’acqua allorché foprabbon da nella terra, considerare non deuo, ic Ja deicendente dalle nubi , ila pura od impura . Se fù ftimata tanco neceflarià, come fi c detto, da tutti li Fi« lafofi , motiuacono ancora li grandi pregiudizi, cheiuc-cedono per la di.Ibi copia, ondeche auendo detto Arillo-C*P- 9• ti le Duo effe magna foluemiaaqua & ignis. ciò hi confir-e a*' matoda Galeno, pronandofi grandi benefizj dalla modificata di lorattiuita, e grandi {concerti per la ioprab-bondanza.
        Tralalciata dunque da parte la forza del fuoco, con-iìdtro l'attiuità dell’acqua, nel diiToluere li fali» la di cui parte acida difgiunta dall’alkalica , rellàno inerti nella copia delTvmido. Per quello diuengono fenz acutezza , e meno attiuirà gli fpiriti , liquita e framef-chiata molta terra còprincipj, gl’ inuifchia , e formando vna mailadi materia indigeila, com’ cicrementitia, ferue fol per aumentar alle piante il tronco, e rami, ed à produrre copia di frondi.
        Non ottante fi fermenti con 1* aiuto del Sole nella me-defima pianta quello ammalio di fouuerchio vmido, e riuniti rellino qualche poco li principi attiui, atteio-che feparata refta molta terra ed acqua, non potendoli ridurre alla douuta perfezione, producendo fiori, s-ofleruano languidi, fcoloriti, efenzaodore. Seguendo doppo quelli la generazione de frutti, vniformi à fiori , riefcono della condizione di quelli da Hippocrate»^ deferirti, nafeere nella Terra de Fafi, abbondante d’ac-Der1' que. Fruttai autem qui illic nafeuntur funt mirati , irn-Loc.tf. perfetti que fra multit udine aquarum »eque 'vnquam ma-turefeunt.
        Multiplicandofi nella terra l’acqua, per la continuario-