[5.xii.i8] Tardieu in America 217 qualità di commissario generale il signor Andrea Tardieu, uno degli uomini più capaci e più energici del Parlamento francese; e l’opera continua di propaganda e di persuasione in favore della Francia che il Tardieu ha saputo fare non è paragonabile a quella che hanno potuto fare saltuariamente gli italiani. In più Parigi è un grande centro di attrazione, che offre tutte le lusinghe e tutti i mezzi di persuasione possibili. Noi non abbiamo avuto nella nostra storia un Lafayette, ora non abbiamo un Tardieu e neppure lo scintillio delle dorate sale dell’Eliseo, dei grandi palaces internazionali e degli innumerevoli centri mondani, tutti dall’aspetto, almeno esternamente, assai rispettabile. Cominciano le consultazioni della grande commissione alleata, costituitasi ieri, ma piuttosto per trattare e risolvere urgenti questioni di dettaglio. Giuffrida ha dovuto purtroppo ritornare in Italia, perché oltre al suo importante ufficio di direttore generale degli approvvigionamenti è investito dal ministro del tesoro Nitti di altri importantissimi incarichi, ed è uomo troppo prezioso in Italia perché io lo possa trattenere con me nonostante ne senta profondamente la mancanza. Fortunatamente ho con me Atto-lico, che mi aiuta con grande acume, cultura ed entusiasmo. Non è mai nel dubbio, e qualunque questione si tratti, egli ha sempre pronto il materiale per una ragionevole soluzione. 5 Dicembre. Alle nove e mezza viene a trovarmi Hoover nel mio salotto all’Hòtel Ritz e mi porta il suo piano per gli approvvigionamenti dei paesi nemici e neutrali. Mi trattengo lungamente con lui e nel pomeriggio vado da Lord Rea-ding nel suo ufficio a Westminster. Egli mi ascolta con la più viva attenzione, prendendo frequenti appunti, e comprende di colpo tutta l’estensione e la portata del piano generale che ho elaborato coi francesi. S’impegna di studiare a fondo i diversi argomenti e di fissare presto una