Q U A R A NTESIMASECONDA. 489 rilevare le troppo decadute Lettere in quefti paeiì . Ho io dato alla luce nella Par. II. del Tomo I. Rer. Italie, un bel Capitolare liio, trova« to nell’ antichiffima Codice de’ Canonici di Modena , é quello non dispiacerà, anzi farà grato a i Lettori di riceverlo ancor qui. Ecco le Tue parole : De Dottrina vero, qua oh mrniam incuriam atqite ignaviam quorumque Prapojìtorurn cunttis in locis ejì funditus exjlintta, placuit, ut ficut a nobis conjlituium ejì, ita ab omnibus obferveiur. Vidclicet, ut ab hìs, qui nojlra dijpojitione Artem doeentes alio's, per Loca 'denominata funt conjlituti, maximum dent Jludlum, qualiter (ibi commijji Scholajlici ( oggidì Scolari ) ita proficiant, atque dottrina injijìant, Ji'cut prtefens expojcit necejjitas. Propter opportunitatem tamen omnium apia Loca dijitntte ad hoc exerciùum providi-mus, ut difficultas locorum longe pofltomm, ac paupertas nulli fieret excufa* ■ilo. Primum in Papia conveWiant ad Dungallum de Mediolano, de Brixia, de Laude, de Bergamo, de Novena, de V'ercellis, de Derthona, de Aquis, de Genua, de tlajle, de Cuma. In Eboreja ipfe Epifcopus hoc per fe faciat. In Taurinis conviniant de Vighintìmilio &c. Chi defidera il refto, vegga il fopracitato luogo, e troverà, di che confondere chi ha ofato di escludere dal Regno d’Italia, per adulare i Papi, le Città di Modena, ’Reggio, Parma, e Piacenza (15). Intanto da quefto palio intendiamo, che nell’Anno 823. la Dottrina, ( cioè il Sapere ) era cunttis in locis Regni Italici funditus extintta . A fin dunque di rimediare a quefto difordine, Lottario Auguilo iili-tuì Scuole in otto Città del Regno Suddetto-, alle quali poteffero , fe vo-leano , concorrere gli Scolari dell’altre vicine Città . Nè già fondò egli Scuole di tutte le Scienze ed Arti, nè Univerfità di Studj, come fognò taluno; ma un Solò Maeilro deputò per cadauna di quelle otto Città y incumbenza di cui foiTe l’infegnar 1’ Arte, cioè la Gramatica : che in quello confùleva tutto il Sapere di allora . Solevano poi i Gramatici di que’: tempi non folameute infegnare la Lingua Latina , ma ancora il meglio che potevano Spiegavano loro i Libri de’Poeti-, Storici ed Oratori, anzi anche la Sacra Scrittura, e qualche Santo Padre: la quale ufanza dura anche a’ dì noitri in alcune Terre e Cartella. Però Giovanni Monaco nella Vita di Santo Odone Abbate Cluniacenfe circa l’Anno 950. fcriffe , ef~ l'er egli flato neil’Anno dicianovefimo della Sua età Grammatica Artis li-beralibus Jìudiis educatum. Così quel Monaco di Nazione Italiana . S’ha qui anche d’avvertire , che-quel Dungallus , o fia Dungalo , a cui poco fa vedemmo appoggiata la Scuoti di Pavia, fu, iìccome dirà, Scoto , ed anche Monaco: il che fa maggiormente intendere la depreffion delle Lettere in Italia , quando fu d’uopo il far venire dalla Scozia, o Irlanda, Maertri per irffegnar la Letteratura alla gioventù. Il medefìmo Dunga- lo in fine della Sua Operetta cantra di Claudio Vefcovo di Torino, da cui era riprovato l’ufo delle Sacre Immagini, dice di lui le Seguenti pa- Os) Vedi le Annotazioni in fine, del Tomo, rolfiS