Trentesima. 33 marinis partibus omncs Onentaliurn divitias adveclarant. Ecco pertanto chi allora in Italia fopravanzava gli altri nell’arte di navigare e mercantate ne’ paefi ftranieri . Particolarmente attendevano effi al commerzio nella Soria e in Egitto , come coita dalla Storia della Traslazione del Corpo di San Marco, che circa l’Anno 820. fi dice rubato, e da AleiTandria trafportato a Venezia. Animati erano a quella navigazione e traffico dalla lor fituazione marittima, e dalle convenzioni , che pacavano fra ei-fì e i Greci : del che abbiamo la teftimonianza del Dandolo nella iua Cronica . Però ne’Patti, che di mano in .mano efli andavano nnovando co i Re od Augufti padroni dell’Italia, v’era Tempre il feguente : Negotia. ínter partes fiarit , & liceat dare qucecunque ínter eos convenerint fine aliqua violentia aut conirarietaie , ìtaut aqua conditio utrarumque partiurn Negotiato-ribus confervetur. Fu dame pubblicato su quello un Diploma di Ottone II. Augnilo nell’Appendice alla Piena Efpolìzione de i diritti Cefarei ed E-ilenfi fopra Comacchio . Ma quello non ballava a gli antichi Veneziani. Ufavafi allora di avere Servi, cioè Schiavi, e di venderli, durando tuttavia il coftume de’ vecchi Romani e Greci. Alcuni di coftoro erano Pagani, ed altri più fenza paragone Criftiaoi. Agobardo Arcivefcovo di Lione, lcrivendo a Lodovico Pio Augufto de infolentia Juditorum, non fapeva digerire, che gli Schiavi Criitiani foffero comperati da i Giudei . abitanti in Lione, a’quali anche veniffe permeilo di poi venderli a i Saraceni occupanti la Spagna . Hoc, die’ egli , pajfì fumus a fautoribus Ju~ deeorum , non ob aliud, nifi quia prcedicavtmus Chriflianis, ut Aìancipia eis Chrifiiana non venderent, ut ipfos Judceos Chriflianos vendere ad Hfpanias non permitterent. Ma nè pure fi faceano í’crupolo i Veneziani di far que-fto abbominevol commerzio. Ecco ciò , che Anaftafio , o qualunque fia l’antichiifimo Autore della Vita di Papa Zaccheria , vivuto nel Secolo precedente circa 1’Anno 747. lafciò Ccritto : Contigit, plures Veneticorum hanc Romanam advenifje in l/rbem Negotiatores , & mercimomi nundinas propagantes ( ecco qual foffe il loro fervore per la Mercatura ) niultiiuàinem Mancipiorum , virilis feilieet & feminini generis emere vifi Junt, quos & in Africani ad Paganam gentem nitebantur deducere. Quo cognito , idem Sancl’f-flmus Pater fieri prohibuit , hoc judicans, quod juflum non effet, ut Chnfii abluti Baptìfmate Paganis gentibus defervirent. Datoque eisden Veneticis preño , quod in eorum emtione fe dediffe probad funt, cúnelos a jugo fervitutis rei e mi t. Ecco fin dove fi lafciano rapire i Cnitiani per la cupidigia del guadagno . Qui nondimeno fine non ebbe così deteftabil a bufo • Così fcrive il Dandolo nella Cronica circa 1* Anno Quo tempore Mercato-res Veneti lucri cupidi a Piratis & latra n culis Manctpia compara1 ant, & transfretantes de eis commercium faciebant. Cui ma nife fio facinori Duces obviare volentes , pie decreverunt, ne quisde Mancipiis commercium faci a t, vel in navibus rec/piat. Dijjr. hai. Tom. II. C -S’è