X figlio fono invertiti dal medefimo Sant’ Arrigo del Principato di Capua : e fi vale di eifo per dichiarare o finto , o interpolato il Diploma de’Privilegi della Chiefa Romana. Che il S. Imperadore deffe tale inveftitura, ella è ftoria certa, come s’apprende dalia bella opera dei Sig. Canonico Pratilli ( Tom. 3. pag. 34. & 23j. to. 4. pag. yi. ), il quale raccolte tutte le fatiche di Cammillo Pellegrini edite e inedite ha formato una fìoria della Lombardia Minore molto utile, e neceifaria per 1’ illurtra* zione de’baffi rempi. Anzi dalla ferie degli Abati Cafinemì comporta dai medeiimo Pellegrini coll’ajuto di Croniche e memorie certe ( Pratìl.to. b. pag. 16b. ) abbiamo anche il tempo prefiflo di circa cinque anni, ne’ quali que’Principi godettero tale inVeftitura. Poiché leggefi nella vita dell’Abate Teobaldo : Quum Pandulfus hujus nominis IV. Capua Princeps , qui in anno 1022. ab Tmp. Henrico carceri mancipatus , ipjoque lmp. in anno 10 xb. defuncto vinculis folutus , Capitani per annum imeqrum atque. di-midi 1/ni , ut perhibet OJlien. lib. 2. c. by. ( per annum habet Anonymus Caf-JinenJls) obfejjam & expugnatam iterum obtinuijjet &c. Quindi è che differendoli anche il Diploma della Chiefa Romana col Lonigo all’ anno 1014. fi cade nel tempo dell’ invertitara fatta dal medefimo S. Imperadore ad altri, e non rivocata. Ma per quello ?• nega ciò forfè gli antichi diritti della S. Sede ? Veniente quippe ad nos de Capua, dice Adriano a Carlo Magno ( Cod. Carol. ep. 92. ), quam B. Petro Apoflolorum Principi prò mercede anima vejlra, atque fempiterna. memoria cum cateris civitatibus ob-tuhflis . Tai Città qui mentovate veggonfi efpreiTe nel Diploma di conferma de’ diritti della S. Sede : Lem in partibus Campania Soram , Arces , Aquinum, Arpinum , Theanum, & Capuam. Nelle quali, benché a que’tempi 1* in-verfion delle cofe averte mututa la fovranità Pontificia in Imperiale: con-tuttociò S. Arrigo non era padrone d’innovare i diritti antichi della S. Sede dal tempo di Carlo Magno. Perciò conferma quefti , e non dipartendoli dallo fiato d’ allora inveite del Principato Pandolfo e ’1 figlio, il quale atto di Sovranità fi apparteneva al Pontefice; ma sì erto, come altri abbiam dall’irtoria torbida di que’tempi, che erano deviati da qualche fpazio di tempo, nè era ancor giunta l’ora di rimetterli nel giufto e retto fentiero . Non s’ebbe già da afpettar molto tale opportunità. So-)'i 36. anni dopo tale inveftitura vediamo che Niccolò II. l’anno 1059. Richard0 Principatum Capuanuni , & Roberto Ducatum Apulia, & Calabria, atque Sicilia confirmavit cum facramento fidelitate Romana Ec-clejia ab eis primo recepta, dice l’Ortienfe ( lib. 3. $ap. 16.) Così i diritti della S. Sede fondati nella donazione di Carlo Magno, confermati da Lodovico Pio , e Succertori Carolingi, e non meno dagli Ottoni e da S. furono da lei ricuperati. Da tutto ciò, che ho detto finora, è evidente , perchè procuriti con tanto