3 6 4 Dissertazione rifervava 1’ ufufrutto anche di quefto, durante la vita fua, e de gii E-fedi: ficchè egli feguitava a godere il Tuo, e in oltre acquiftava quello delle Chiefe. A far pofcia la reftituzione, venendo il tempo, poca voglia ne avevano i poiTeiTori potenti; nè mancavano loro arti e forze per continuare nel portello di tutto. In fatti, mancata che fu di vita la Con-tefia Madida Figlia di Bonifazio nell’Anno 1115. tanto la Chiefa Romana da lei irtituua Erede, che Arrigo Vi. (11) fra grimperadori, fecero lite per quella eredità, e lo fteffo Imperadore venuto in perfona in Italia il mife in pofleflo di tutto. Se un palmo di terreno riacquiftaflero le Chiefe, che tanti Beni aveano conceduto ad erta Matilda, e a’fuoi Maggiori, non è giunto a mia notizia. Solamente so, che per tanti Beni di Chiefe dati in Feudo o Livello, e per limili Contratti mirabilmente crebbe la potenza del Marchefe Bumfazio, gtan cacciatore d’effi, e di fua Figlia. 11 che con altro efempio è ftato maggiormente confermato con una Carta efiièente nell’Archivio del Capitolo de’Canonici di Reggio, dove fon regirtrare tutte le Cartella, Pievi, ed altri Beni, eh’ erto Marchefe fi procacciò a poco a poco da i Vefcovi di Reggio; e pur non v’è defentto tutto, perchè non vi fi annovera la Rocca di Ca-nofla , la quale per atteftato di Donizone A^o Avolo fuo ricevette in Feudo dal Vefcovo di Reggio. Quella Notizia, fcritta circa l’Anno 1070. che non fi può leggere fenza ftupirfi , tanta è la copia di que’Beni, comincia così: Cajleha & Plebes, quez renuic Bonìfacius Marchio de Regienji Epifcopatu. Cajlellum de Tuano &c. Da quefto folo fi può comprendere, quanti altri Beni da tante altre Chiefe fi averte egli proccurato. Solenne ufanza fu anche ne’vecchj Secoli, che quafi mai non fi concedeva Livello fenza ftabilire il cenfo, o fia la penfione, che fi dovea annualmente pagare per erto al diretto Padrone (12). Ma quanto difficilmente , anzi quanto di rado i potenti lo pagafiero , fi raccoglierà da un Diploma, confervato nell’Archivio del Capitolo de’Canonici di Arezzo, il quale non potei ben determinare, fe forte Originale, o pur copia antichiiììma . Contiene erto la conferma di tutti 1 Privilegi fatta ad effi Canonici nell’anno 963. da Ottone I. lmpe:aòore. Quivi fra l’altre cofe iì legge: Quìa. Tufcis confueiud0 ejl, ut accepto ab EtcUfix Libello, in. con-tumacìam convertantur cantra EccLJlam, na ut vix aut nunquam confìitutum reddant Cenfum : precipimus , modifque omnibus jubemus , ut nullus Epifco-pus vel Canonicus Libellum, aut aliquod fcriptum alicui homini factant, nifi laboratoribus &c. Cioè fi dieno folamente le terre da coltivare ai villani, ienza p;ù concederle a Livello . Da quefto Documento, dato Monte Feretrano ad Sanctum Leonem Vi. Idus Mjji dell’anno 963. impariamo il tempo, in cui Ottone il Grande affediò in Monte Feltro Berengario II. dianzi Re d’Italia. Il Continuatore dì Liutprando Par. !. del Tom. li. JRer. Ital. fcrive di erto Imperadore : Proqrediens Monte/n Feretratum ( al- (//) Vedile Annotazioni infine del Tomo. Vedi le fsjje Annotazioni. jj-j