38 Dissertazione foffe inventato il loro Ufizio . Si contengono in effe Strumento i Patti della concordia, fi abilita fra i Conjoli Maggiori, e i Conjoli de Mercatanti di Modena , e i Confali Maggiori, e i Conjoli de Mercatanti di. Lucca nell’Anno 1182. Erano i Confoli Maggiori il Magiftrato fupremo delle Città Libere; e quefti doveano autenticare le Leghe, che 1 Minori Con-ioli de’ Mercatanti faceano con altre libere Città. Nello fteiTo Archivio ancora efiftono i Patti, itipulati fra i Ferrarefi e Modenefi nell’ Anno 1198. ne’ quali è parlato de Confoli de’ Mercatanti di Modena , e di quel- lo , che s’ avea a pagare da Modenefi nelle Fiere di Ferrara. Ho io parimente rapportata la Concordia fatta nel 1193• da i Bolognesi co Ferra refi , tratta dall’Archivio Eftenfe, in cui fi legge la rafia di quanto pagavano i Bolognefi , concorrenti ad Forum annuale Ferrarice. Truova-iì in quefta Carta nominato Tofiellus o Tofellum . Gli Autori del Vocabolario della Crufca interpretano quefla voce Balletta , Balla picciola j non so fe affai acconciamente. Altro non è Torfello, che un volume o Rotolo di qualche tela o panno ; e noi tuttavia diciamo ut Torfello di panno, un TorfeUo di tela. Il Menagio nelle Origini della Lingua Italiana la deriva da Tortus, Tofus, Torfellus : poco felicemente. Più toito penfo io , che difeenda da Tyrfus , onde Torfo : col qual nome indichiamo una Statua mancante di capo, braccia, e cofcie, quafìchè qualche fimilitudine paffi fra effa, e un Rotolo di panno. Nelle Carte Franzefi Troffellus lo lleiTo è, che il noftro Torfello . E qui’ convien rammentare le due Arti della Lana e della Seta , dalle quali gran profitto una volta ricavavano alcune Città d’Italia, ben attente a’propr] vantaggi . Non v’ ha fra gli Eruditi , chi non fappia, che il filare e teilere la Lana, viene dalla più remota antichità;, e in Italia il fuo lavoro e commerzio non venne mai meno . Diverfo fu il dettino della Seta. A’tempi di Vopifeo , come egli fcrive nella Vita di Aureliano Imperadore, Libra Serici Libra auri ftit. I Periìani prendevano la Seta dalle Indie Orientali; da i Perfiani i Greci e Romani. Ma per tefhmo-nianza di Procopio nel Libro IV. Cap. 17. de Bello Gothico, fotto Giu-fìiniano I. Augufto pafsò in Grecia dalle Indie l’arte di alimentare i Bachi , e di cavarne, e poi di teffere la Seta. Di che tempo poi fof-fe portata anche in Italia queft’arte, non truovo antico Scrittore, che di cofa tanto utile abbia lafciata memoria. Vedi nondimeno ciò, che ho detto di fopra nella DifTert. XXV. Ora qui indicherò quanto della Setta fabbricata una volta in Modena ho potuto offervare ; perciocché non furono pigri i noftri Maggiori ad accogliere e coltivare queft’Arte ,• e maifimamente perchè nel territorio di Modena fi fa Seta di tal bontà e vaghezza, che gareggia colle migliori d’Italia, e fupera quella di moire altre Città. Nelle Leggi Statutarie MSte della Repubblica Modene-ie deli’Agofto del 1327. al Lib. II. Rubr. 23. fi legge: Folexelli Civi- taùs