Trentesimaséco nda; 77 nica fotte pattata in Italia queila voce , giacché quella poterono portarla qua i Goti o Longobardi ; 1 Salibili nell’ Inghuterra, dove Tu/n, Return fi ufo; e i Franchi nella Gallia dove Tourner e Retourner dura tuttavia; e i Goti in Ifpagna , dove Tornar ha lo fteilo lignificato . In uno Strumento della Cronica del Volturno Par. II. Tom. I. Rer. hai. fcritto nell’Anno 855. fi legge; Si nos per quodliòet ingenium Returrure qua/fìe-rimus . Che fé noi (corriamo le Carte fcritte a’tempi de i Longobardi, in effe troviamo qualche veftigio della noilra Lingua , ancorché tutto folle ferino in Latino , perchè di qaefto folo Linguaggio ufo e debito fu il valerli ne gli Atti pubblici , e ne’Contratti delle perfone private. Nella Legge 94. di Lottano l. Augullo vien comandato, che i Notai fieno Legibus Eruditi ; e però doveano lludiar tanto di Latino, che potettero intendere le Leggi, e fcrivere in quella Lingua gli Strumenti. Sì poco nondimeno era il capitale di quello lor fapere , che a furia sfibbiavano Solecismi e Barbarismi. Si potrebbe dunque cercare, fe per avventura in que’ Secoli il Popolo parlatte , come i Notai fcrivevano. Fra tante tenebre dell’ antichità fembra a me certo, anzi certiflìmo, che diverfo foffe allora il parlare del Popolo Italiano da quello de’Notai. Ciò , che vedemmo del Linguaggio Franzefe nelì’Anno 841. ragionevolmente lì può’ credere che awemtte anche in Italia; e ficcome in Francia, Germania, Spagna, ed Inghilterra i Notai fi fervivano nelle lor Carte non della Lingua Volgare , ma della Latina : fu quello collume mantenuto pofeia per più Secoli anche in Italia , tuttoché già foffeto ftabilite le Lingue Volgari di tali Nnzioii. Ora effendo frequente, anzi comune l’ignoranza de’ Notai in que’ tempi, non s’ha a meravigliare , fe i medefi-mi di tanto in tanto prendevano dalla Lingua Popolare vocaboli e modi di dire, che loro non fommmiilrava la poca perizia del Latino. Ve-defi perciò fparfa ne’loro Atti L i tini la Lingua Volgare : del che abbiamo aiTailfimi efempli nelle Formole antiche di Marcolfo . Io fletto ho pubblicate non poche Carré, ed altre ne produrrò andando innanzi, che ierviran di pruova di quanto ho detto. Qui ho rapportato una Donazione difterite neii’ Archivio Arcivelcovale di Lucca, e fatta alla Chie-fa di S. Donato territorio di Lucca da Gregorio Figlio di Maurizio, che l’avea edificata, Regnante Donino noflro Dejzderio & Aòelchis Regibus , A ino Regni eorum Tenia & Primo, Quarto Calenòas Januarii, per Indi-elione lertia decima, cioè nell’ Anno 759. Similmente un’altra Donazione fatta da Rixolfo Prete alla Chiefa di Santa Maria e di San Donaro, fabbricata da Regnolfo Abbate fuo Padre nel Dillretto di Lucca. Appartiene tal Carta all’Anno 765. In oltre un’offerta di tutti i fuoi beni, fatta da Aliberto e Rotperto Prete fuo F’glio alla Chiefa di San Fridiano , fabbricata da loro in Settimana del Lucchefe. Fu ferina quella Carta . nell’