Ventesimanona. unà volta fi credeva disdicevole alia gravità del Doge e de’Senatori il dar battaglia a quelle finte Cartella . Odafi Marino Sanuto nella Storia Veneta Tom. XXII. Rer. Ital. all’Anno 1156. Il Patriarca promife egli e i Succeffori di non moleflare mai più Grado, e di da'e ogni Anno al Doge, e al Comune di Venezia per tributo nel Giovedì Graffo un Toro grande con dodici Porci , e dodici Pani grandi di uno Staio di farina C uno , e certo Vino. E fu decretato, che ogni Anno in tal memoria nel Giovedì fuddetto fi faccia una Fefla fulla Piaget di San Marco di caccia di Toro , e fi tagli la tefla a’ deiti Porci , che fignificano i Caloñad predetti . Poi fi vada in Sala , la quale al prefente fi chiama de1 Signori di Notte. E il Doge con gli altri primi della Città co Oracolari in mano traggano contro alcuni , come Cafre Ih, tenuti in mano per li Scudieri del Do^e, in fegno della rovina de Caffettani della. Patria . Tamen delti Bra^olari al prefente non fi tirano più ; ma il Patriarca manda quanto è notato di fopra , e fi fa la caccia &c. In quella fteffa inclita Città durò fino all’ Anno 1 379. il coflume , . che dodici Donzelle nel primo giorno di Maggio fuperbamente veftite erano con gran pompa condotte per la Città: la qual funzione fi truova deferitta dal fuddetto Fran-cefco Sanfovino nel Lib. XII. della fua Opera. Nella Storia del poco fa addotto Marino Sanuto s’ ha, che non vive Vergini, ma itatue di legno erano portate come in proceffione a’ tempi di Pietro Candiano Doge . Così^per avere i Bolognefi nell’Anno 1281. prefa per tradimento Faenza e tagliati a pezzi, o fcacciati i Lambertacci, iftituirono la Fefla. della Porchetta, che tuttavia vien da loro oiiervata nel giorno di San Bartolomeo Apoftolo, benché non lafci d’effere funzione ridicola. Per conto delle Coni bandite una volta celebrate , non fi dee tacere, che vi foleva intervenire un’immenfa copia di Cantambanchi, Buffoni, Ballerini da corda, Mutici, Sonatori, Giocatori, Iftrioni , ed altra fimil gente , che co i lor Giuochi e Canzoni dì e notte divertivano grandi e piccioli in quelle occafiom : Giullari e Giocolari erano coftoro appellati in Tofcana, e Joculares e Joculatores venivano chiamati da chi feri-veva allora in Latino. Quello, che può cagionar meraviglia, fièl’ef-fere ñata in tanta confiderazione e fortuna la razza di quefìi fabbricieri di divertimenti, che non partivano mai fe non ben regalati. Anzi il co-ftume era , che le vefti preziofe donate a’ medeiìmi Principi venivano poi diftnbuite a coftoro. Imperciocché non folevano in que’tempi intervenire i gran Signori alle Fifte fuddette o di Nozze, o d’altre foìcn-ni Corti ed allegrie, fenza offerir qualche dono a i Principi in atteftato della loro amicizia od offequio. Puoi leggere, fe vuoi, quanto lafciò fcritto Benvenuto Aliprando , disgraziate, ma veridico Poeta de’fuoi tempi nella Cronica Mantovana da me data alla luce in queft’Opera, cioè nel Lib. II. Cap. 53. dove deferì ve la gran Corte, tenuta in Mantova nell5 Anno 1340. in cui i Gonzaghi quivi domiaanti celebrarono alcuni lor