^98 Dissertazione va, o fe reilava a gala. Ho io pubblicato due Ordini , ricavati l’uno da un Antifonario antico della Biblioteca del Capitolo -de’ Canonici di Milano, e l’altro da un parimente antico Rituale MSto. Il primo è intitolato Ordo ad faciendum Judicium ad Aquam frigidam. Il fecondo Benedillo Aqua Frigida ad furtum . Siccome ivi fi legge : prima fi dava a coltoro la Comunione del Corpo e Sangue del Signore, fecondo il Rito , che correva allora di dare a i Laici anche il Calice. Secopdaria-mente fi offerva, che non dal folo volgo erano approvati quelli fpurj Giudizj, ma anche da varj Ecclefiafbici, llante il trovarfi ne’ljor Meflali e Rituali al pari de gli altri pii illituti. E da quelli Rituali appunto MSti ed antichi -il Giureto , il Lindenbrogio , il Gcldafto , il Mabillone , il Martene, il Bignon, il Du-Cange, ed altri prefero delle poco differenti formole di quello Rito. Nè ci ahbiam da maravigliare, che tanta fede fi preitaife a tal Prtiova , perchè dapertutto fi fpacciava , che Papa Leone III. Carlo Magno, e il Beato Eugenio, ne erano flati gl’iilitu-tori. Nomi sì riguardevoli accreditavano di troppo quell’invenzione, nè poteva il rozzo Popolo cavarle la mafchera , e particolarmente per vederla- propofla e autorizzata da i facri Miniilri, e ne’loro Rituali fcritta come ficuro mezzo per ifcoprire la verità delle cofe dubbiofe. Lo fleffo Hincmaro Arcivefcovo di Rems, uomo dottiffimo la commendò nelFO-pufcolo de divorilo Lotharii. Ma mi par qui di fentire più d’ uno efcla-mare : oh barbaro e crudel coflume, e favola fommamente perniciofa , che facilmente guidava ad affogarli e'a perdere la vita molte innocenti perfone ! Ma piano di grazia. Fui anch’io di opinione una volta, che gl’infelici fommerfi reflafì’ero fotto Tacque, e deteflava queilo barbarico rito. Gregorio Turonenfe Lib. I. Cap. 69. e 70». de Gloria Martyrum fcrive, che due Donne accufate di adulterio, ut aquis immergerentur, diju'dicatas fuiffc . L’una di effe riputata innocente fuper aquas ferri coepit : alteram (lilus fub aqua tenuit, ne ad fundum fluminis perveniret : Il che pre-fo per miracolo, cagion fu , che quella veniffe dichiarata innocente. Ne gli Statuti MSti di Carlo I. Re di Sicilia nel Secolo XIII. allegati dal Du-Cange è fcritto: Che fe alcuno era accufato di qualche delitto , per cui fi aveffe da annegarle nelC acqua , fe era innocente , non fi potea annegare:, il che vien pofcia detto effere una favola. Ma io meglio efaminando il Rito de’vecchi Secoli, confultai le Formole di quella Pruova , prodotte da i PP. Martene e Pez nelle loro Opere; e trovai, che niuno fi annega per queilo. Preffo il P. Martene fi legge: Deinde vero corda qua-dam , qua eum tenere queat, circa lumbos alligetur ; atque in corda fiat no-dus . Et Jic in aquam fuaviter, ne aquam commoveat, dijniiiaiur. Si vero uf-que ad nodum demerfus fuerit, extrahatur ceu Jalvus . òhi autem quafi reus a videntibus ajhmetur . Pertanto s’ha da offervare, che differentemente da quanto io fcrif- fi