Quarantesima. 449 Che i Siciliani fodero i primi a comporre j^erfi in Lingua Italiana, già è inabilito da i p;ù de gli Eruditi; e qtier Sonetti più aprichi della nodra Lingua, che ti fon confervati, vengono attribuiti a i Poeti di Sicilia. Ne abbiamo un’idonea tedimonianza nel Trionfo d’Amore Cap. *4. dove il Petrarca additando i precedenti Poeti Italiani, parla ancora de’ Siciliani. Che fur già primi, e quivi erari da fe^o. Onde poi i Siciliani imparadero la forma de’Verfi e Poemi Volgari, e l’ufo delle Rime, ciò ha fervito di difputa fra gli Eruditi Italiani. Giovan-Mario Crefcimbeni, che ci diede la Storia della Volgar Poefia, nei Tom. I. Cap. 2. del Commento, determinò, come cofa evidentifi-ma, che i Siciliani aveano preio da i Provenzali tutta l’economia del Poetare Italiano. Everarriente molti Poeti ebbe quella Lingua, de’quali ci diede le Vite il Nodradamo ; e le loro Poefie fi truovano fcritte a penna l’Anno 1254. nell’infigne Codice della Biblioteca Eftenfe, che è creduto il più antico di tutti. Son quelle Poefie compode dall’Anno 1110. fino al fuddetto 1254. laddove di veri! Italiani compodi prima del 1200. niun forfè fi truova; e quei pochi ancora, che poco dopo furono fatti, fono di tal rozzezza, che danno bene a conolcere l’infanzia della na-fcente nodra Poefia. Anche il Fontanini Cap. 7. e fegu. dell’Eloqu. hai. confidato nell’autorità di Ser Brunetto, afferifee, che la lingua Provenzale non folamente nel 1200. era la più "dilettevole, e la più comune, che tutti gli altri Linguaggi, ma ancora in realtà fu Madre in gran parte dell' Italiana dopo il Secolo Undecimo. Così fpropofìtata fentenza imparò egli dal Varchi; ma niuno oggidì ci»farà che l’approvi. Perciocché non sì tardi nacque e prefe dato la Lingua Italiana; anzi efla non ricevette della Provenzale, fe non pochiffime parole, come già s’ò fatto-conofcere di fopra nella Didertazione XXXII. deli Origine della Lingua Italiana. E febbene i primi nodri Poeti ufarono qualche voce o frafe Provenzale , non redarono quede nell’ ufo comune del Popolo . Lo dedo Monfig. Huet, benché. Franzefe, nel Lib. dell’Origine de Romanzi fi ride dei nodri, che troppo facilmente vogliono riconofcere dal Linguaggio Provenzale molte parole, che tanto a noi, che alla Provenza fon venute dal Latino. Finalmente Dante Alighieri nel Conviro difapprovò coloro, i quali preferivano la Lingua Provenzale all’italiana . Quanto alla Poefia nodra Volgare, io so che Mario Equicola, Pietro Bembo, lo Speroni, il Sanfovino, e per tralafciar altri, i fòpranominati Crefcimbeni e Fontanini, dimarono, che queda nafeeffe dall’imitazione de’Provenzali. A me nondimeno fia lecito di aggiugnere, verifimile bensì, ma non certa edere tal fentenza. A buon conto ho dalla mia il Petrarca, il quale nella Prefazione alle fue Epiftoie Familiari, trattando de’Libri da sé com- Dijf. Ital. Tom. II. „ F f podi.