Trentesi MASECONDA. 8) Non so figurarmi, che il Volgo, fe aveffe ufdto allora la Lingua Latina, foffe caduto in sì grotte deformità, come è il dire: edifìcatus ejlìmncCi-vorius &c. Cosi nella Differì. XIV. rapportai le Note Cronologiche di varie Carte Lucchefi dall’Anno 736. fino al 742. Ivi fra l’altre fi legge: Regnante piijjirii Domno ncjlro Ltutprar.d 6* Hdprand. vir excellentffimis Re-gbus &c. In un’altra: Regnante Domnos nojìros Liutpranà & Helprani viri Rex exceLlemi/Jìmis Regious &c. Se quella foffe fiata la Lingua Popolare d’allora, non lì sa vedere, come nello (letto tempo, e nella mede-fima Città , que’ Notai fodero così difcordi fra loro ; perchè , come anche oggidì ne’più corrotti Dialetti della Lingua d’Italia fi può fcorgere, tutti adoperano il roedefimo ordine e ftruttura di parole. Voglio qui aggiu-g ere due antichiffimi Contratti, ricavati, dal ricchiilìmo Archivio dell’ Arcivefcovato di Lucca. Nell’uno, fcritto l’Anno 740. fi contiene la Donazione di alcuni (labili fatta da Sichimondo Arciprete alla C hiefa di S. Pietro. Nell’altro ('penante all’Anno 746. regnando il Re Ratch:s, fi legge una vendita fatta da Tanualdo Prete. Chiunque ben confiderà le fconcordanze del Latino di effe Carte, meco verrà a confettare, che quella non potea effere la Lingua del Popolo, perchè quafi nulla v’ha di Gramatica , di cui nondimeno dicemmo fervirfi ogni Lingua vivente ; e però avere i Notai, ficcome forzati a valerli del Latino , fatto un guazzabuglio di quella Lingua colla Volgare, commettendo perciò tanti Solecismi e Barbarismi. Qualora il Popolo aveffe comunemente parlaro quel Latino corrotto, quale Lingua materna , confrontando infieme molte Carte di quel tempo, noi troveremmo fra ette una fenfibile uniformità di parole , frafi, e coftruzione, terminazifln di vocaboli &c. Venti Notai Mi-lanefi, per efempio, de’noftri giorni, che fervettero un Contratto nel Dialetto corrente di quella Città , non difeorderebbono mai nella Gramatica, e (intatti di Lingua tale: laddove nelle antiche Carte i Notai niuna regola effervaro di Granitica, niuna uniformità nelle coilruzioni e declinazioni de’verbi e nomi, eccettochè dove fi fervono de’Formo-larj comuni a ciafcuno, ricorrendo etti al Volgare, dove mancava loro provvifion di Latino . Riflettìoni tali quelle in fine fono, che mi fan credere, effere fiata, mille anni fono, la Lingua del volgo Italiano diverfa dalla Latina. Più’ di una volta ho detto, che ne gli antichi Secoli furono differenti Dialetti, come oggidì fi feorge , di maniera che appena v’ ha Città, che non fi diilingua dall’altra per la pronuncia, fuono de gli accenti , terminazion delle voci, e vocaboli fuoi particolari. Molto più difeorda il Dialetto di una Provincia dall’altra; anzi v’ha talora tanta diflìmiglian-za , che gl’italiani ilefli dell’alrre Provincie, tuttoché fi fervano della Lingua comune, aon che i foreftieri, difficilmente intendono il Linguaggio dell’altre. Se jl medefimo fucceda nelle Lingue Oltramontane, con- F z vien