04- Dissertazione Giudici, con titolo, che abbiam veduto vigor-ofo anche ne’tempi fufl’e-guenti. Pofcia nel Secolo XI. Mugeto, o lia Mufano, Re de 1 Saraceni, occupò l'una e l’altra Ifola; ma non andò molto, che dalle forze de i Pifani e Genovelì tu cacciato di là, come abbiamo dalle Croniche Pifane, e da gli Annali di Caffaro Tomo VI. Rer. hai. Troviamo pofcia, che Gregorio VII. Papa Libro V. Epill. 4. nell’Anno 1077. fenile a i Vefcovi e Nobili dell’ Ijola di Corjica, lamentandoli, per non aver ei-iì da gran tempo predato alcun fervigi-o , e legno di fedeltà a San Pietro. Il medefimo Pontefice Leone IV. nell’Epill. X. Libro Vili, fcrille ad Or^oco Giudice di Cagliari in Sardegna riprendendolo, perchè avelie forzato quell’ Arcivescovo a radeilì la baiba. 11 perchè ci farebbe luogo di fofpettare, chele Carte di l'opra accennate apparteneffero veramente a que’remoti Secolr-; Contuttocio a me iembra più venlìmile, che le medesime fieno da riferire al Secolo XII,. ed anche al XIII. Ho tralafcia- 10 due altre Carte, l’una fcritta nel 1209. contenente una Donazione fatta da Arnaldo Conte de confini della Corfica-, e un’altra deli’Anno 1260. in cui Damino Rinaldo Marchefe quondam Ugonis , qui juit fimiluer Marchio, concede ai Moniilero di Monte Criilo una Villa. Non altro pare quello Marchefe Ugo, che il trovato da noi in una Carta, la qual iì dice fcritta nel 1021. I Copiili ignoranti probabilmente hanno alterati tutti quelli Documenti, i quali non so credere fìnti di pianta. Almeno 1’ edizion di eilì potrà fervire a qualche ufo, qualora qualche uomo dotto prendeffe un dì ad illuilrare la Storia di Corlìca e di Sardegna. Del re-ilo, qualunque iìa il dellino delle Carte fuddette , non credo cheli pof-fa dubitare, che 1 Coriì e Sardi prima de gl’italiani cominciaffero a valer-iì della lor Lingua Volgare ne gli Atri pubblici, o che ne i Latini fra-mifchiaffero molte voci e forme di dire Volgari. Però fuli’efempio fud-detto anche la Lingua Volgare Italiana, che fino al Secolo XIII. era fiata folamente in bocca de gli uomini, cominciò in quello flefTo Secolo a farli vedere ne’verlì de’Poeti, nelle Lettere, ne’Libri, e in altre Memorie. Abbiamo quella obbligazione principalmente a gli Scrittori Fiorentini, che valendoli della bellezza del proprio lor Dialetto, trufferò ef-fa noftra Lingua a quella dignità ed onore, che ritien tuttavia per l’Europa. Ma forfè verran tempi, che anch’elTa s’invecchierà, e caderà in rovina; imperocché cofa v’ha di flabile e durevole nelle fluttuanti cofe de’mortali, e mafiìmamente ne’-Linguaggi? Ci ila davanti il funerei della Lingua Greca e Latina: miglior dellino non s’ha l’empre da fperare alia noilra. DIS-