34® Dissertazione Tom. III. dell’Italia facra fra’Vefcovi di C'hiuii, dove fi dice fabbricato da effo Re il Moniftero di Monte Ammiate , fituato in quella Dioceii. Quefto Documento il Tommaiì lo inferì come una gemma nella fua Storia di Siena. Di effo fece menzione anche il fuddetto P. Mabillone ne’fuoi Annali Benedettini all’Anno 750. con dire: Diploma refert Ughel-lus cum narratiuncula de orìgine Monafierii ( cioè dell’ Ammiatino ) qua fakulam fapit. Annum conditi Coenobii Septingentefimum Quadragefìmurn Se-cundum prcefert Diploma s quod ex authentico Ughellus exijhmavit: quod omnino Jìncerum effe pervelim . Così quel grande Uomo colla fua confueta modeftia. Ma iìccome io moftrerò qui (otto nella Differì. LXV. de Mo-niflerj, di tanti ridicoli errori abbonda quel Documento, che torto fi fcuo-pre da capo a fondo per fattura d’uno ignorantiiììmo Falfario. Ho rino-vata qui la menzione di tale importura , per riferire ciò, che intorno ad effa Carta notò già il Tizio Storico Sanefe, i cui MSti fi conrervano in Siena preffo gli Eredi del fu Sig. Uberto Benvoglienti, dottiffimo A-mico mio. Hoc Privilegium ( cosi fcrive il Tizio ) ejl munitum Sigillo cereo, innexo ex utraqae parte cum duabus imaginibus humanis imprejfìs. Li-te ree vero circumfcripta commode legi non valent propter vetujlatem. Caput u-triusque in Sigillo coronatum ejì, 6” virgam utriusque manus tenet. Atque hoc Privilegium eft apud Àbbatiam Sancii Salvaioris in agro Senenji. Un Sigil- lo con due immagini d’ uomini portanti Corona, indica due Principi nel- lo fteffo tempo regnanti; e però nulla ha che fare col R.e Ratchis, che folo regnò. Tuttavia anche con un falfo Sigillo fi potea una volta far credere vero ed autentico un Diploma battuto alla macchia. Ma andiamo innanzi. Non v’ha dubbio alcuno, che anche ne’più antichi tempii Romani Pontefici, ed alcuni Vefcovi ancora adoperarono Sigilli di Piombo appefi alle pergamene , che noi chiamiamo Bolle . Però non dobbiamo acquietarci a tutto quello, che Pietro Boerio Vefcovo d’Orvieto lafciò ferir- lo circa l’Anno 1368. nelle Chiofe tuttavia MSte da me vedute alle Vite de’Papi, cioè alle da me date alla luce nella Par. I. del Tom. III. Rer. Ital, lllutìrando egli quella di Pafquide II. Papa , così parla : Bulla idem ejl ac Sigillum , & Rullare Sigillare ejl. In pnmcevo Jìatu Ecclejia Ecclefìa Romana non utebaiur Sigillo vel Bulla . A tempore autem Gregoni I. citra reperiuntur Literce quceòam Apoflohcce cum fubfcriptiombus tantum Romani Ponùficis, Presbytetorum & Diaconorum Urbis. lune enim quajì omnia expediebantur in Concilns , & Epifcoporum fubjcriptionibus roborabantur agitata in ipfìs. Et loco Sigilli fubjcriptio Epifcopi Urbis fiebat cum atramento¡, ideil unus circulus , in quo per circuitum fcribebatur V E RBV M CARO FACTVM EST, vel CHRISTVS REGNAT, CHRISTVS IM P ERAT, vel aliud verbum ejusmodi. Et olitn quamvis Epifcopi, vel Eicleiix quczquc haberent Sigilla, tamen Sigillo fides non dabatur. Bullatam enim