4^8 Dissertazione .loniano ; e chi oferà fpacciare, che quell’ uomo grande non intendeffe le antiche Scritture ? Replica il Cenfore : Egli è oggidì di pochiffimi /’intendere i caratteri de gli antichi. -Fra quelli pochillimi merita di edere annoverato lo ileffo. Sig. Campagnola, tìccome pratico delle antiche Carte dell'Archivio di quell’inlìgne Capitolo, di cui è Cuilode. Mi ha egli per pruova della fua efattezza inviato copia di quel Ritmo , efpreflb con gli ftefll caratteri dell’ originale , di maniera che mi è fembrato di aver lotto gli occhi il Codice, ed ho trovato, che quel poco, in cui difcor-da dal MSto la mia edizione, è dove corredi alcuni pochi manifefti sbagli del Copifta. Io lafciai ilrefto, perchè occupato da quell’Opera di tanta mole . Ma fon forzato ad aggiugnere, che un gran prurito di adoperar la verga cenlòria dovea allora trovarli nel Marcheie Maffei : da. che non contento di quanto s’è veduto ., faltò anche fuori di ftrada , e fi /cagliò contro di un frammento" della Vita di San Geminiano Vefco-v.o di Modena, che tratto da un altro Codice Veronefe io pubblicai nella Par. II. del Tomo II. Rer. /tal. con credere , che l’Autore di eiFa Vita* floride circitér Annum Chrifli DCCCCX. Scrive il Cenfore, che quella Vita fu copiata da un Legionario fcritto circa il Secolo XIV. Sia come egli vuole : gemme anche più rare ci hanno conservato altri Codici de gli ultimi Secoli, perchè copie di più antichi MSti . Àggiugne : Poco conto fi può fame , mentre interpolazioni molto inette hanno le Vite in tal Le7pona.no- -, e così tra l’’ altre quella di San Zenone. Ma perchè lì truovi , o s’immagini qualche interpolazione nella Vita di San Zenone , il voler da ciò dedurre, che anche l’altre faran tinte della medefima pece, non ci farà fra gli Eruditi, chi l’approvi. A buon conto niuna faprà egli mostrarne nella Vita di San Geminiano. Seguita a dire: L ¿{iiior della giunta fa menzione dell' antica fcorreria de gli Unoheri -, ma non meflra effere vif-futo al tempo di quella ; bensì d'aleuti altra delle fatte da quella geyte. Ma quanto aerea ha quella Cenfura, farà facile ad ognuno il conofcerlo . Debbo prima avvertire, ch’io mi credeva non mai dato alla luce quel Frammento, perchè nella Vita di San Geminiano pubblicata dal Bollando al di 3 i. di Gennajo eifo non fi legge. Ma in ifcrivendo quelle caie, ora ho feoperto, che il medelìmo fu poi riferito nell’Appendice e fine di quel Tomo , ricavato ex Codice Eodecenft : il che ci fa vedere , che al folo Lezionario di Verona non lìamo obbligati per la Vita di questo Santo Vefcovo. Ivi dunque è fcritto : Sèd quia tanti Patns Domm Ge-miniani , prout potuimus , Vitam ftilo tranfegimus , Uh et quoque de fitu Urbis , in qua refedit Epijcopus , aliqmd enucleare veracius. Di qui impariamo, che non da altra mano , ma dallo itelfo Autore della Vita fu aggiunto , quanto fpetta a! fito di Modena , che veramente era miferabiìe nel Secolo Decimo. E che in quel tempo floride tale Scrittore , evidentemente fi raccoglie dall’altre fue parole, dove difeorre De Hungarorum