494 D I SS E R T A Z I ONE da Herrico Monaco nella Prefazione alla Vita di San Germano, cercò ben de’Maeilri in Grecia ed Irlanda, ma non già in Italia . Che fe paf-fiamo a cercare la fortuna delle Lettere in queSte Contrade nel Secolo Decimo, abbiamo Raterio Vefcovo di Verona, ma Fiammingo di Nazione, il quale fcriife: Pone quemlìbet Nobilìum Scholis tr&òi : quod uti-que hodie magis fieri ambita videtur Epifcopanòi, quam cupidi tal: Domino viilitandi. Così egli in quel Secolo , ma non so dire in qual Anno, perchè tante furono le vicende, alle quali fu egli fottopollo per la Sua ambizione, incoftanza , ed anche mordacità^ che la fua Cronologia non fi può fiffare. Per altro egli confetta , che Scuole non mancavano all’Italia. Anche Azzo o fra Attone Vefcovo di Vercelli circa 1’ Anno 950. nel fuo Capitolare Gap. 61. fcriiTe: Presbyteri edam per Vdìas & Vtcos Scho-!as habeant ; & fii quislibet Fidelium Juos parvulos ad dìfcendgs Literas eis commettere vult, eos fitjcipere & docere non renuant ; fed cum fumma eos cantate doccant. Però fi può credere, che non tanta foife l’ignoranza allora, quanta ne pruovarono i tempi de5 Longobardi. Contuttociò niun Letterato degno di qualche lode ci comparisce in quel Secolo, a riferva del fuddetto Vefcovo Attone, e di Liutprando PaveSe di Patria, e poi Vefcovo di Cremona, Storico, che merita ben molta ftima. Poiché quanto all’ Anonimo Salernitano, la cui Storia diedi nella Raccolta Rer. Ita!. e ad alcuni pochi Scrittori di Vite, tanto non pefano, che fi pollano allegare per decoro deli’Italia . Intanto conviene udire Glabro Radolfo , che circa 1’Anno 1045. fcriveva le fue Storie. Così egli parla all’Anno Millefimo Lib. II. Cap. 1 l. Ipfo quoque tempore apud Ravennani quidam Vilgardus diclus , fiudio Artis Grammatica: magis afjiduus quam frequens , ficut ltalice femper rnos fiuit Artes negligere ceteras , illum Jeclari &c. Ecc o qual concetto aveifero allora gli ftranieri della Letteratura d’Italia. Tutto il fapere fi riduceva a un poco di Gramatica. A me nondimeno Sembra, che Glabro peccaffe contro la Cronologia ; perchè dopo aver riferito je pazzie di quello Vilgardo all’Anno Mille , l’oggiugne : Ad ultimum Hccreticus ejl repertus , atque a Pontifice ipfius Urbis Petro damnatus. Ma Pietro ArciveScovo di Ravenna nell’Anno 971. rinunziò il governo di quella Chiefa , come s’ha dalle memorie della medefima; e però il fatto di quefto Vilgardo ne gli Annali del Baronio s* ha da anticipare, quando non fi moliti un altro Pietro Arcivefcovo poileriore, o pure v’ ha dell’errore nel racconto di Glabro . Qui’ fi può chiedere : fe non mancavano Scuole in Italia, perchè mai sì poco frutto produffero le lettere ne’Secoli nono e decimo? Rif-pondo, poca cofa effere l’aver delle Scuole, quando effe non abbiano de’buoni e dotti Maeftri. Pochi allora fi trovavano, che fi alzaffero fo-pra lo iludio della Gramatica. Oltre di che sì fconci furono nel Seco- lo X. i cofiumi de gl’ Italiani, che nè pure da sì perniciofo influiTo an-