Trentesimaquinta. 347 no veramente di lormano; ma altri fon delineati con caratteri sì delicati, e linee sì ben tirate, che non li credo formati con penna, ma sì bene colla Stampiglia . Potranno gli Eruditi efaminar meglio quello punto con collazionare varj de’loro Diplomi. Fors’anche i primi erano un’imitazion più efatta della mano di que’Principi. Praticarono dunque i Romani le già enunziate tavolette. Un efempio fe n’ha preffo il Moli-net nel Libro du Cabinet de Salnte Genevieve. Cinque altre di tal forta ne produffe il Fabretti Infcript. antiqu. Cap. 7. pag. 536. Altre cinque inedite ne ho dato io . Cioè una efillente nella Galleria del Sereniffimo Duca di Modena fpettante ad uomo Greco , dove unicamente fi legge in lamina di bronzo con caratteri molto rozzi folamente HETPOY, cioè Pietro . La feconda efiftente una volta in Modena preffo i Pedroni, e poi paffata nella Galleria del Sig. Apoftolo Zeno , era parimente di rame o bronzo colle Lettere MARVLP. PROCVL. cioè Marco Ulpio Procolo o Proculeio . Della Famiglia Confidare Proculeia parlano l’Orfini, ed il Patini. Anche nella parte fuperiore del manico fi mirano iicavate Lettere iniziali, efprimenti il medefimo fuo nome cioè MVP. come anche ho offervato nella tavoletta del Molinet. Cioè fi ferviva Marco Ulpio delle Lettere prominenti per fottofcrivere, e delle cavate per figil-lare in cera. Altre due tavolette fi confervano nel mufeo del Reveren-difs. P. Abbate D. Aleflandro Chiappini Piacentino, oggidì Generale de’Canonici Regolari, gran cacciatore di antichità, co’loro manichi. Nella prima fi legge Q NEMONI MARCIANI > e nella feconda P. POT. LY. cioè di Publio Potamio, o Potentino , o Polito, Lyjìmaco, 0 Ly~ /andrò &c. Due altre lamine di bronzo aggiungo, fornite di manico, e-fiftenti preilo il fuddetto P. Chiappini. L’una e l’altra, o almeno una, fembra ufata non per fottofcrivere, ma per figillare. Nell’ una fi legge EVSTOR , verifimilmente EuJlorcjius . Nell’ altra con lettere incavate CONC. ORDÌ, forfè Concordia Ordinum o Ordìnis, quando non fi vo-leffe più tofio il nome di qualche Concordio. Sappiamo che nelle Città vi furono una volta gli Ordini, cioè il Senato, o i Collegj de’Magi-ilrati, de’quali frequentemente fi truova memoria ne’Marmi antichi. Vedi anche la Differt. XVIII. dove fon rammentati gli Ordini-, e però non è inverifimile , che qui fi accenni la Concordia di alcuno d’efli. Finalmente conferva il Chiarifs. Abbate Girolamo Baruffaldi, Arciprete dell’ infigne Collegiata di Cento, una tavoletta con Lettere incavate, portanti il nome Q FABI HERMETIS. Ma da che il ragionamento è corfo in quella forta di anticaglie Romane , mi fia permeilo di pubblicarne alcuni altri pezzi a me comunicati dal Reverendifs. P. D. Aicanio Varefe Padovano, Abbate de’Ca«-nonici Regolari di San Giovanni in Verdara di Padova, che fu Generale d’effi Canonici: giacché egli con infaticabil cura ha raccolto quanti mai