TrENTE. SIMAPR1 MA. 45 DISSERTAZIONE TRENTESIMAPRIM A. De i Placiti e Malli de' Secoli di me^o. PAsso ora ad efporre con qual ordine , e con quai riti una volta fi amminidrade dai Magidrati. al Popolo la Giudizia , e fi decidef-fero le liti. Imperciocché diverfi codumi da i nodri furono in Italia , allorché in quede Provincie regnarono i Re Longobardi , Franchi, e Te-defchi. Pertanto in primo luogo s’ha da fupporre , non eil'erfi provata in que’ tempi quella fertilità di liti, che da alcuni Secoli in qua tanto incomodo reca non alla fola Italia, ma anche a tutta l’Europa. Poche erano allora le Leggi; poche perciò anche le controverse , comprovando la fpenenza quel detto di Platone : Apud quos plurima Lege*, ibi & plurima Lites. Non v’erano allora Primogeniture, Maggiorafchi ; non Sparlava di Fideicommiiii , e Sodituzioni, che tengono oggidì occupati tanti Giudici, e fervono ad empiere la borfa de gii Avvocati e Procuratori ; e fe quedi veniife in penfiero a qualche Principe di levarli, s’indurrebbe una fpecie di derilttà nelle tenute dei Giurifconfulti. Coloro eziandio, che ne’Secoli della barbarie attendevano alla Gìurirprudenza, sì perchè pochi erano, e sì perchè poco patrimonio podedevano di fapere, non jdudiando nè Chiofe , nè Configli, nè Trattati, nè Decifioni, fpe-divano in poco tempo le caufe con allegar la Legge, e additarla al cafo prefenre . Senza fallo è da lodare il riforgimento delle Leggi Romane, e l’idituzion delle Scuole ed Uinvertirà, dove concorrono gli dudiofi per meritarli la Laurea Dottorale. Ma non d dee tacere, come ho già dimodrato nel Trattato de i Difetti della G/urijpruden^a, che a quel benefizio tennero dietro de i non lievi incomodi, perché fi moltiplicarono fenza fine le Quidioni del Gius, l’una combattente centro l’altra; e però fon crefciute le liti, e quede poi tirate in lungo per anni, e quali dilli per Secoli. Almeno dalla poca copia delle Leggi barbariche, dal* poco fapere de’ Caufidici e Giudici di allora , quedo bene fi ricavava , ehe folevano terminarfi in breve le controverlìe delle perfone private. Ne occorre rifpondere , che per l’ignoranza de’ Giudici ed Avvocati di que’ tempi , erano facilmente efpodi i Giudizj al pericolo dell’ingiudi-zia , dal quale oggidì ci libera lo dupendo fapere de’nodri Giuriiperiti ; perchè quedo farebbe un adular troppo sfacciatamente i tempi nodri . Anche una volta abbondavano uomini di acutezza di niente, e di /odo ingegno forniti . La fola Ragion naturale li conduceva a didinguere il nero dal bianco, il giudo dall’ifigiudo, e maffiinamente non inforgendo allora #