Trintesim aterza; 113 tuòìnt vacai terra ; nullus hanc poffejfor ìnhabitdt ; occupaverunt beflice loca, quce prius multitudo hominum tenebat . Le guerre poi fatte da efli Longobardi contra de’ Romani, maggiormente troncarono le vite de gli uomini. Lo fteiTo Santo Pontefice nel Lib. III. Cap. 8. feri ve, che talmente Cunei ce Aquinatis Civitatis kabitatores & Barbarorum gladiis, & peflilentice immanita-te va flato s, ut pofl mortem Jovini nec quìs hpijcopus fierei, tnvcnirì potuerit. Per tante ftragi e calamità noi intendiamo, che fi feemò di troppa 1’ antica gente Italiana , parlante il Latino, e all’ incontro crebbQ la progenie della Barbarica, che uf'ava la Lingua Germanica. Contuttociò perchè Tempre maggiore fu nelle Città e campagne il numero de gli a-bitatori Latini, ne venne, che la Lingua Latina prevalfe all’altra nell’ ufo; tm non iì potè impedire , eh’effa nella folla di tanti Barbari maggiormente fi guaftaife, e prendefle altra forma, e mifchiaife colle fue }e voci del Popolo dominante ; e tanto più perchè quafi tutti gli Ufìzj e le Dignità facre e profane fi conferivano ad effi Longobardi. Anzi nelle montagne del Veroneie, Vicentino, e Trentino v’ ha tuttavia delle Ville, che ritengono molto dell’antica Lìngua SaiTonica ; e il Re di Danimarca fui principio del prefente Secolo parlando con quella gente, molte veftigia vi trovò della. Lingua Danefe . Ma prima di far viaggio con-vien qui afcoltaré il Chiariis. Marchefe Scipione Maffei , che nella fua infigne Opera della Verona illullrata Lib. XI. prende a confutare, chi ha creduto , ejjere dijcefl i più ¿e' moderni Italiani da i Popoli Settentrionali : opinione da lui creduta molto falfa , con iftudiatfi di moftrare, che non fu grande il numero de’Barbari venuti in Italia. Ma forfè troppe? pretefero i primi, troppo poco il fecondo. Tengo io per fermo, che fempre foil’e maggiore il numero de gli abitatori d’ Italia , che quello delle Nazioni Settentrionali conquiftatrici d’effa ; ma infieme penfo, che molte più di quel che ha creduto elio Sig. Marchefe, fieno le famiglie che da que’Popoli Boreali traggono 1’origine , e maflìmamente in Lombardia, e Regno di Napoli. Scrive egli, che de’Goti vinti dall’armi di G'iufhniano Augufto niun reftò in Italia: giacché attefta Piocopio nel Lib. IV. C ap. XXXV. che con quefta condizione terminò quella guerra , ut qui fupererant Barbari cum rebus fuis omni Italia confeflirn excede-rent. Quello' avvenimento riguarda 1’ Anno di Crifto 552.. Ma non badò egH, che le parole di Procopio fon da riferire a que’foli Goti, i quali nell ultima battaglia, in cui Teia ultimo Re loco venne raeno, reftaro* no in vita . In fatti per atteftato di Agatìa , che fcrifle dopo Procopio , Gothorum fuperjhtes , inflantium perpetuo Romanorum fat'gnti incurflbus, pe-pigere cum Aarfete, ut fuas flbi terras habitare tutum eßet, Romano Imperatori parituris in pofterum. Fu loro accordata tal grazia da Narfete . Perciò Gothi pofl illa conventa diverfl iverunt, quibus etra Padurn fe?es juerant , in Tufciam , Liqurtamque -, aut alio quo vellent, acque ibi. vivere ai- , Dijf. Ital. Tom. II. H Jue-