Quarantesimaterza; 499 sè íleílb, e a’fuoi Monaci, quanti ne ptotea ottenere; ed efTendo per porrarii à Roma dalla Francia due Monaci, ecco ciò, che il medefimo Lupo animofacnente fcrivendo a Papa Benedetto Ili. circa 1’Anno 855. gli dimandò: Commentarios, die’egli, Beati Hieronymi in Hieremiam, pojl Sextum Librum ufque in finem pradicli Prophetce , per eosdem Fiat res no-bis mieti depojcimus in Codice veritads, ve fi ree Sancì itati, Jì td obtinuerimus, pojlquam celeriter c$fcnptus fuerit, Jine dubio remittendos. Narri in no (ìris regiombus nusquam ullus pojl Sextum Commentarium potuit invenid, & op-tamus in vobis recuperare , quicquid parvitati nofìrce deeffe fentimus. Peti-mus edam Tullium de Oratore, 6’ duodecim Libros Injhtutionum Oratoria-rum Qiiintilia'ni, qui uno, nec ingenti, volumine condnentur: quorum utrius-que Auclorum partes habemus ; verum plenitudinem per vos defideramus ob~ tiñere. Pari intendone Donati Commentarium in Terendum flagitamus. Quec Auclorum Opera fi veflra liberalitas nobis largita fuerit: Deo annuente, una. cum memorato Sancii Hieronymi Codice fideliter omnino rejlituenda curabi-mus. Cosi Lupo, nelle cui parole non Tolo poilìamo offervare la rarità de’Libri, non potendoli tutta la Gallia fomminiilrare a lui; e dovendoli ricercar egli in sì lontano paefe, ma anche la franchezza di lui in ifpe-rare, che da Roma gli farebbono inviati, benché Codici rari, eU- elpo-fti a più pericoli nell’andare e tornare. E qui dobbiam confeflare le no-ilre obbligazioni a gli antichi Monaci, perché quali unicamente pet lor cura ed opera abbiamo quel che ci reila de gli antichi Libri; e conoscere, che i noftri vecchi degni furono di fcul'a, fe non fecero maggiori progreffi nella Letteratura; e noi sì eflfere indegni di perdono, qualora in tanta abbondanza di Libri sì poco facciamo. Essendo dunque così rari una volta i Libri , e sì alti di prezzo i Codici ferirti a penna, intendiamo ancora, perchè tanto fi ilimalfe il dono di elfi, di modo che fe gli íteíTi Romani Pontefici offerivano fomi-glianti regali a qualche Chiefa, per gloria d’effi menzione fe ne taceva nelle loro Vite. Stefano V. Papa, come s’ha dalla Vita fua, circa I’ Anno 886. fra altri Libri ivi enunciati pro animee fuce remedio contulit *EccleJìiZ Sancii Pauli cantharum exaitratum unum , Lib. Comment. I. Pro-phetarum, Lib. /. Gejtarum rerum Lib. II. Nel Codice Ambrofiano fi legge Lib. Comìfem 1. Probabilmente fu ivi da Scrivere Librum Comitem I. Perciocché quello era un Rituale , molto raccomandato a gli Ecclefia-itici per ben regolare i divini Ufizj. Fra le azioni illultri di Santo Afanado Vefcovo di Napoli, come abbiamo da Giovanni Diacono nella fua Vita Par. II. del Tomo I. Rer. hai. è riferito, che circa l’Anno 855. Librum edam fecit Comiddos ( o fecit & Comitidas ) quibus Cantores per Fefllvitates uterentur. Cioè donò Librum Comitis, come difTt nelle Note. Quello Libro fu pubblicato dal Baluzio in fine de’Capitolari, e poi più elattatnente dal Venerabil Cardinale Tommafi. Così ogni qual volta al- I i 2 tri