Dissertazione DISSERTAZIONE QUARANTESIMA. Dell' Origine della Poejìa Italiana , e delle( Rime . NOn meno della Lingua Italiana dee la noft^ Poejìa 1’origine Tua a i tempi barbarici, fé non che i fuoì fondamenti li debbono ricercare molto più addietro. Aditotele nel principio della fua Poetica, cercando carne abbia avuto principio la Poelia , fcriffe effer ella nata dall’ amore dell’ Imitazione innato ne gli uomini, e dall’amore dell’ Armonia e del Ritmo. Quum ergo, così parla , jecundum Naturam jit in nobis ipjum Imitati, & Harmonía, & Rhythmy ( nam Metra panículas ejfe Rhythmorum manifeflum ejì}a principio qui Natura maxime ad hcec apri e rara, pauLla-tim promoventes , genuerunt Poefim , extemporanee verjiJÌ0nies. Di grandi fpeculazioni e lunghe dicerie han qui fatto gl’Interpreti della di lui Poetica, perchè non ben pofledevano il figniheato della parola Rkythmus, e Puno fpiegava in una maniera diverfa dall’altroja voce Harmonía. Ma il più accertato fentimento del Filofofo è , che noi per iftituto della Natura ci dilettiamo d’imitare, e godiamo dell’ Armonia, cioè del Canto, o pure della voce melodiofa de gli Animali, e del Suono de gli Strumenti Muficali ; ed in oltre prendiam piacere all’udire il Ritmo, cioè 1’ ordine e ftruttura delle parole o congiunte infierne così acconciamente, che pronunciate anche fenza canto, pure rendono una confonanza , e certa Melodia, che cagiona una dilettevole e gioconda fenfazione a gli afcoltanti . Col nome poi di Metro è dileguata un’ orazione fabbricata e legata da un determinato numero di piedi, con eiler anche taffate per erti piedi le Sillabe lunghe e brevi. Furono perciò nominati Meta i ver-iì regolati de’Poeti, perchè comporti con regolata quantità e qualità di parole, volendo appunto Metro iìgnificare Mijura. Tale è quella Mifu-ra ne’ verfi, che vi lì fente nel pronunziarli la fteiTa quantità di tempo 7 fieno effi comporti di lunghe o di brevi lìllabe. Però Quintiliano ierive Lib. IX. Cap. 4. Injlit. Orat. Longam jyllabam ejfe Quorum tempo rum, bre-vern unius, edam pueri fciunt. Però ne’Periodi de gli Oratori, quando fon lavorati con bell’arte, lì feate un certo concento che diletta; e per quella médefima ragione tanto Cicerone , che il fuddetto Quintiliano vogliono, che fi proccuri il Rtmo^ nell’ Orazione, ma non già il Metro: come appunto a iche Arinotele avea fcrrtto nel L^ibro III. Cap. 8. della Rettor. Rhythmum habere oportet Orationem, non vero Metrum: altrimenti, aggiugne egli, Poema erit. Cicerone col nome di Numeras efpreffe la-voce Rhythmus, e di là poi venne numerofa Oratio. Da #