Trentesimaquinta. 339 che riguarda le Epoche di Carlo Magno tanto di Francia, che del Regno Longobardico, e l’efferiì trovato quel Monarca nell’Anno 781. in Pavia nel Mele di Giugno. Ma per disgrazia in quell’Anno era in cor-fo \’Indi{ione Quarta, e non già la Decima, come ivi fi leggeva: errore che non fi può in guifa alcuna giufttficare. In oltre ivi è chiaramente fcritto Longobardorum: il che non voglio aderire per difetto, benché in altri Diplomi di Carlo Magno fi legge Langobardorum. Diflì di Carlo, perchè in altre Memorie antiche fi truova anche Longobardi, come rilevai nella Differt. XXI. delio fiato d'Italia. Tali minuzie nondimeno l’Arte Critica vuole che non fi trafcurino. Ma quello, che in fine non fi può accordare colla verità, e perfuafe a me , non trattarfi qui di un legittimo Documento, è la formola in eflb adoperata, cioè: id nobis ad AVGVS-TALIS excellenùce culmen proficere credimùs. Dato fu quello Diploma in tempo, che Carlo era folamente Re, e probabilmente non penfava alla Dignità Imperiale. Non può dunque ilare, ch’egli parlafle come Imperatore. Si truova quella formola ufata da Lottario I. fuo Nipote, e da qualche altro Augullo; ma punto a lui non conveniva. Pollo dunque, che tal Documento fia di merce fpuria, benché antichiffimo, leggendoli anche nel rovefcio con lettere maiufcole fcritto, ha già moltiflìmi Seco- li, Confinia Epifcopatus Regenfis ejusdem Karoli. ad Apollcnarem , & quic-quid ad eundem Epifcopatum pertinet: fi dee aggiugnere, che fidatofi del medefimo Privilegio l’Ughelli all’Anno 780. inferì nel Catalogo de’Ve-fcovi di Bologna Pietro Vefcovo, con pofcia dimenticare di riferire un altro Pietro Vefcovo qui, nominato fra’Vefcovi di Parma. Ma 1’ efillenza dell’uno e l’altro Pietro dipende da un Diploma, in cui fi fcorgono troppi difetti. Così il P. Mabillone ne gli Annali Benedettini all’ Anno 781. fervendoli di quello Documento come di fattura legittima, fi per-fuafe di avere fcoperto in que’tempi un Gerardo Duca , il quale non-dimeno nella pergamena è nominato Goerado. Di qua pertanto impariamo, con quanta circofpezione ed attenzione s’abbia da efaminare la fedeltà de gli antichi Diplomi, e come fuffiila l’opinione già propoila da Monfig. Fontanini. PERo’fe ci folle, chi al prefentarfegli uno de’Privilegj dati da i Re od Imperadori de’vecchi Secoli, tuttavia munito del Sigillo, penfaffe di non avere a cercar altro per giudicarlo Originale, potrebbe ingannarli; perciocché con rifcaldar la cera del Sigillo fi può elfo ricavare da’ veri Documenti, e trafportarlo a i finti. Anche Innocenzo III. Papa, come fi legge nella fua Vita al num. 43. avendo con Angolare fagacità fcoperto viziofo il Sigillo d’un Privilegio, prodotto dall’Abbate Scozulen-fe, lo dichiarò apocrifo: il che fu notato dal P. Mabillone. Nè già mancano altri efempli di fimil frode. Un d’ efli merita d elTere qui ricordato. Diede fuori l’Ughelli un Privilegio di Ratchis Rs de Longobardi nel Y 2 Tom.