[31.ln.19] Litigio tra i capi 375 della commissione finanziaria, e Keynes, il consigliere più influente della tesoreria inglese. Vicini a Clemenceau stanno il ministro delle finanze Klotz, il ministro della ricostruzione industriale Loucheur, il ministro delle regioni liberate Lebrun, e Andrea Tar-dieu, alto commissario per l’America e uomo di assoluta fiducia di Clemenceau: si può dire che sia il suo braccio destro. Tutti hanno un’aria grave; pesa sulla imponente riunione come un’atmosfera di tragedia. Alla mia entrata tutti tacciono per un istante. Orlando mi fa cenno di sedermi al suo fianco e mi sussurra: « Stai bene attento tu che capisci l’inglese ». La discussione riprende. È Klotz, ministro francese delle finanze, che attacca violentemente, chiedendo delle decisioni. Gli rispondono in inglese con grande, con esagerata calma Lord Sumner e Norman Davis. Clemenceau s’infuria. Lloyd George è velenoso. Wilson mostra tutti i suoi denti. E cosi si mordono a vicenda per venti minuti, finché Clemenceau batte il pugno e grida: « Il faut en finir! Que nos hommes de finance se réunissent, qu’ils travaillent sans désemparer, et qu’ils nous portent leurs proposi-tions définitives ». Gli altri accettano, e cosi siamo invitati a formare un comitato finanziario ristretto, che si radunerà giorno e notte, fino ad uscire dal punto morto in cui si trova da parecchi giorni la commissione riparazioni. Il tragitto dal palazzo Bischofen all’Hòtel Edouard VII lo compio nella vettura di Orlando, che rapidamente m’informa della situazione. La conferenza è in piena crisi. Su tre punti i Big Four non riescono a mettersi d’accordo, e sono i tre punti capitali del futuro trattato di pace, e cioè la frontiera del Reno fra Germania e Francia, il possesso della Saar con le sue miniere di carbone, e le riparazioni. Le discussioni sono spesso violente fra Clemenceau e