Trentesimasest a; 355 e Prc&fìarice. Se dimandiamo al Cuiacio l’origine della voce Livello, e-gli vi rifponderà nel Lib. I. de Feudis : Libellarium Contracium effe vendi-tionem , yzf fcnptura interveniente certo pretto &c. Dixi fcriptura interveniente: brevi fcilicet fcnptura ; & inde nomen. Non v’ha colto a mio credere, e forfè più fi accollerà all’origine di tal parola, chi meco giudicherà non altronde nata quella voce, che dal Libello, o fia Supplica, la quale fi porgeva per ottener con titolo di Enfiteufi qualche cofa immobile. Le velligia di quello rito lungamente fi confervarono nella Chie-fa di Ravenna. Ne darò un faggio con una Carta efiilente nell’ Archivio Ellenfe , Spettante all7 Anno 903. In effa Amelrico e Franca iugah dicono: Petimus a vobis Domno & venerabili A^p Diaconus Sancle Raven- natis Ecclejie, & Abbas Prepofitus Sancii Vitalis Jìto in Reg.....Sanclo- rum, uti nobis Amelrico & Franca jugalibus Libello diebus vile nojlre tantum, de rem juns fancle Ecclejie vejlre &c. modo concedere jubeatis. Ecco dunque che quelli due Conforti chiedevano prima con un Libello, o fia Supplica, che fodero loro conceduti in Enfiteufi que’fieni, 1 quali poi venivano accordati dal Padrone. Quello Amelrico fembra poi lo ilelTò , che s’incontra in altra Carta, a noi confervata da Pellegrino Prifciano Ferrarefe nelle fue Raccolte MSte efillenti nella Biblioteca Ellenfe. Effa fu fcritta: Pontificato Domni Martini fummi Pontijicis & univerjalis Pape in Apojlolica facratijjima Petri Sede Terno.... Abbiamo qui Papa Martino nell’Anno 945. Ma l’Originale avrà avuto Marino, e il Copifta ne avrà gufilo il nome. Seguitano poi quelle parole: Petrus Servi/s Servo-rum Dei ( così per gran tempo ufarono d’intitolarli gli Arcivefcovi di Ravenna per illolta gara co i Papi ) divina grada Archiepijcopus , Nobili genere , & gloriofo viro, Amelricus Chrifìi mìfericordia Marchio, & Franca gloriofe Comitffe fugali, atque uno Succeffon veflro. Pendoni veflre, que ha-betur in fubditis, libenter accommodamus affenfum , ob hoc quia nec tnunifi-cenila deperlt, nec percipiendbus in perperuum, quod datur, acquiritur. Quella è la formola per più Secoli adoperata da gli Arcivefcovi Ravegnani nel concedere Beni in Enfiteufi ; e da ella fi fcorge , che precedeva la Petizione, cioè il Libello , o Supplica, e poi la grazia. La ileffa formola comparifce in altra Carta , fcritta Anno Deo propino Pontificatus Dotn-ni Agapi ti fummi Ponnflcis &c. Decimo \ fìcque Regnandbus Domno Berengario & Adelberto ejus Filio piiJJimis Regibus Anno Quarto, die XIV. Men-Jls Martii, Indizione Decima tenia , cioè nell’Anno 955. dove il medefi-mo Pietro Arcivefcovo concede Beni a Livello Adel^ao ex genere F/an-corum & Milia Clarifjlma femina , Jeu fìliis & nepotìbus veflris tantum. Altre fimili Carte della Chiefa Ravennate ho io veduto, nelle quali le Note Cronologiche del Pontificato Romano, e del Regno d’Italia, fono di-ftintamente dal teilo collocate all’un lato. In effe talvolta fi vede flutto con caratteri maiufcoli LEGIMVS; il che penfo io fatto dall'Arci- Z 2 Yefco-