Dissertai ione
di parlar Latino, parlerà fenza fallo; ma un Latino pieno di Solecismi e Barbarismi, e vi mefcolerà voci della Volgar fua Lingua,- nè oflerverà regola alcuna di caiì, numeri, verbi, e nomi. Altrett nto fecero gli aa-tichi Notai, benché s’abbia a credere, che itudiaffero alquanto di Latin >. Cioè per efempio fcnvevano: Anno Loiharii <S'c. & Domm filio ejus Re-gem in Itala, come apparirà da una Carta, che ho qui data alla luce. In una Lingua vivente non fi può ìmmiginare tanta deformità. Così ia altra Carta dell"Anno 839. ( vedi la Diifert. Xlll. ) fi legge: Pojl poesia compojìt*, hos libelli conveniencie in fua permineat firmitate . Njii è differente la fottofcrizione di una Carta pubblicata qui nella Diilertaz. XXf. Ego Raòeberto Presbitero rogatus ad A Uberto P resbiter manu meo fub(crip[i. Voglio qui aggiugnere un’Ifcrizion Veronefe, rapportata dal Panvinio, Mofcardi, Ughelli , Franceico B anchini, Fontanini, e ultimamente dal Chiaiiilimo Marchefe Maffei nella Verona ìlluiìrata. Circa 1’Anno 7x5. fu efla incifa in marmo; ed ecco le fue parole, leftimonj autentici dell’ ignoranza di allora.
* IN N &NÌ \m XPÌ DE DONIS ~ mTÌIVHANNES BAPTESTE EDI FICATVS EST HANC CIVORIVS SVB TEMPORE DOMNO NOSTRO LIOPRANDO RFGE ET VB PATERNU DOMN1CO EPESCOPO ET COSTODES EIVS W VJD ALIANO ET TANCOL PRBRlS ET RELOF GASTALDIO GONDELME 1NDIGNVS DIACONNVS SCRIPSI
Nell’altra parte del Marmo fi legge:
* VRSVS MAGESTER CVM DISCEPOLIS SVIS IVV1NTINO ET 1VVIANO EDI F1CAVET HANC CIVORIVM VERGONDVS TEODOAL
FOSCARI	Non