48 6 Dissertazione prò confitenti a eerum/dentice, illos dirigimus. Namraput homines in medio Gendum ( cioè de’Barbari Longobardi ) & de labore corporis qus-dtianum ■viclum concjuirences, quo moto ad plenum potent inveniri Scnpturarum fcien-da? Se quello lì dicea di R.oma: che farà poi dell’altre Provincie d’ Italia? Contuttociò foggiugne effo Pontefice , ch’egli e i fuoi cuftodi-vancf con femplicità di cuore l’antica Tradizione, e proccuravano, che nulla di effa riceveffe alterazione, accrefcimento, o diminuzione. Con poco diverfo fentimento in quella ileffa occalìone fcriffero i Padri del Concilio Romano ai medefimi Auguili, dicendo: Si ad Eloquendam Sce-culartm refpicimus, non cefiimamus, quemquam temporibus nojlris reperiri pof-Je, qui te fummitate Sciéndce glorie tur, quantoquitem in nojlris regio nibus tiverfarum Gendum quodtie cejìuat Juror &c. Non correva già per la Grecia sì brutta coitellazione : quivi tuttavia fi conlervava 1’onor delle Lettere, e continuavano a fiorire Ingegni rinomati perla Letteratura. Ma la p^era Italia era ' troppo fcaduta ; e però Paolo Diacono nel Lib. VI. Cap. 7. te Gejl. Langob. itimò di dover notare come cofa degna di memoria , che in Pavia fotto il Re Cuniberto, cioè circa 1’Anno di Cri-ilo 700. fu in credito Felice Gramatico con dire: Eo tempore Jloruit in arte Grammadcce Felix patruus Flaviam prczcepiaris mei, quem in tantum Kex ddexit, ut ei baculum argento auroque tecoratum inter relìqua' fuce Imr-gitatis munera condonarci. Cioè cotanto rare in que’ tempi erano le Scuole, e gli uomini dotti, che l’avere un valente Maeilro di Gramatica, veniva riguardato qual coniìderabil* pregio . Riferifce il P. Mabillone nelf Appendice alla fua Diplomatica un frammento di Lettera fcritta da Papa Adriano I. intorno a gli affari di Benevento, preTo da un autentico papiro. Quivi li leggono quelle fconcordanze . Eorumque novibjfi-mis Juvoles &c. Ut inter eis tijfenjìo fiat, & tivjìs inveniantur &c. Una cum indtculum &c. Una cum cmines Benebentani &c. Aut tam de recipien-di eos, quamque te nojlro Mijfo una cum nojlrum Jnticulum. &c. Fiori SÌ fatti allora nella Città di Roma , la qual pure fi può credere, che an-daffe innanzi all’ altre Italiane nella ccgnizion delie Lettere, ballano bene a farci comprendere, qual concetto s’abbia a formare del fapere di que’tempi. Avremmo molte altre fimili formole di quel barbarico Seco- lo , fe talora i Copiili pofterioti, o chi diede alle itampe gli fcritti loro , non ne aveffero emendati gli errori. Ciò’non oilante poiiìam conietturare, che r«è pure in quell’infelice Secolo mancaffero in qualche Luogo d’Italia le Scuole. Da quella di A-quileia probabilmente ufcì Paolino, pofcia Patriarca di quc^ Chiefa, perfonaggio per la fua Santità ed Erudizione affai noto, contemporaneo di Paolo Diacono , che Carlo Magno in un fuo Diploma rapportato dal Cardinal JBaronio, chiama Artis Grammatica Magijlrum. Oltre a ciò in Roma per que’.medelìmi tempi, come anche prima , fi contavano