34^ Dissertazione ti mai Sigilli degli antichi ha potuto. Varie fpecie di Sigilli ebbero i Romani; altri in gemme ed Anelli, altri in lamine o tabelle ,• alcune con lettere prominenti; altre con incavate. Eccone gli efempli . 11 primo Sigillo ci prefenta quelle lettere P CORNELl ACERAEI. Nel fecondo fi leggono quell’altre : M. SEMP. PRÌSCI. I punti fon quafi come Cuori. Nel terzo fi vede in mezzo la figura di un Delfino, ed intorno: P. CAE DIOGNE. cioè Publio Ceciho, o Celio Diogne, o Diogneto . Quello è un Anello di bronzo . il Quarto in lamina di rame fenza manico ha lettere sì rozze ed abbreviate , che non fi poffono accertatamen-te efporre, cioè C. NESM. forfè Cajus o Gajus Nefmius. 11 Quinto Sigillo di rame è un Anello , fpettante a qualche Fornaio , perchè vi fi vede la bocca d’un Forno , e appreffo la Pala, con cui vi fi mette il parie. Le lettere corrofe non fi poffono comprendere. Coilume ancora fu ne gli antichi Secoli , che i Lavoratori di mattoni e tegole avellerò il proprio Sigillo, che imprimevano nelle lor fatture. Di quelli mattoni , embrici, e coppi, chiamati Opera Doliarìa, fe ne veggono alcuni pref-fo il Fabbretti Càp. 7. delle Ifcrizioni antiche, e preflò il Boldetti Lib. IL Cap. 17. de Coemetems . Affai più ne ho prodotto io nel mio nuovo Teforo delle antiche ifcrizioni. Quivi fpeiTe fiate fi veggono impreffi i nomi de gli Artefici, e il tempo, cioè i nomi de’Confoii, e di chi era Padrone di quella Fabbrica o bottega. Confervafi in Modena preiTo il Conte Giam-Batifta Scalabrini un pezzo di antichità affai raro, cioè una parte di coperchio di terra cotta, trovato nel 172.7. nel cavare un pozzo dodici e più braccia Sotterra . Imperocché s’è tanto alzato il Suo- lo di quella Città fopra quello di Modena antica, che talora venti e trenta braccia fotrerra i cavatori de’pozzi truovano alberi rovefciati, o le loro foglie, o altre cole e veitigj dell’antico fuo piano. Vedefiil fud-deito pezzo formato di terra, tanto purgata e dimenata dall’Artefice , che non vi comparisce vacuo o pelo alcuno. La fua Superficie è mirabilmente lifcia, e tanto in effa , che nell’interno fi conferva un vivo colore rofio . In due lìti fi fcorgono impreffe quelle Lettere col Sigillo : L. 1 E TI SAMI. Furono i vafi fabbricati nell’{fola di Samo celebratiflìmi ne’vecchi Secoli, e fe ne faceva ufo non Solamente alle menfe dei ricchi,ma anche ne’Templi, tanto per la bellezza di quella creta, come per la perizia de’Lavoratori di Samo. Contuttociò credo io fabbricato quello coperchio, non già in Samo , ma bensì in Modena ilefla , o fuo territorio . Imperocché è da offervare , che ne*tempi Romani queita Città ii diflinfe ancora colla vaghezza e buona manifattura de’ vafi di terra cotta. Ne abbiamo un’autentica teftimonianza in Plinio Lib. 35. Cap. 12. dove parla de gli Artefici di terra cotta. Samia etiam vafa ( così fcrive egli ) in efculentis lauòantur. Retimi hanc nobilìtatem Aretium ( o ira Ereturn, oggidì Monte Rotondo ) in Italia , at cahcum tantum. Surren- tum,