230 Discordie intestine [31.xn.18] genti e più equilibrati del partito socialista riformista. Con ciò egli neutralizzerà parlamentarmente l’uscita di Bissolati, ed avrà forse anzi maggiori appoggi nei partiti estremi. Orlando vorrebbe anche affidarmi un ministero di maggiore importanza, ma poi si riprende, ripetutamente esprimendo invece il concetto che io debba mantenere la direzione di tutta la politica economica verso l’estero. Egli ripete la frase: « I tuoi contatti con l’estero devono essere rinforzati i>. Allora io gli espongo francamente il travaglio delle mie ultime settimane con gli americani e con gli inglesi ed anche i disappunti avuti in Francia, nonostante tutte le belle parole udite, e gli ripeto l’incidente toccatomi con l’altissimo funzionario della Tesoreria inglese e la di lui dichiarazione recisamente avversa al ministro del tesoro. Orlando non ha nessuna simpatia per Nitti e comprende bene che Nitti costituisce per lui un grave pericolo, ma preferisce averlo nemico dentro che fuori del Governo. Io sono di avviso opposto, poiché all’estero si guarda al Governo e non ai partiti parlamentari. Orlando resta molto indeciso: la sua posizione non è mai stata e non è invidiabile. Egli deve far fronte alla tendenza Sonnino, alla tendenza Bissolati, alla tendenza Nitti, alla tendenza di quelli che tirano a campare chiunque sia il capo del Governo. I giornali si sbizzarriscono nei commenti alla crisi ministeriale e parlano a diritto ed a rovescio di Fiume e del patto di Londra. Parecchi dichiarano che dovremo rinunciare o all’uno o all’altro. Non comprendo come si lascino fare pubbliche dichiarazioni tanto contrarie agli interessi italiani. 31 Dicembre. Mattinata di ripresa di lavori al mio ministero. È imminente l’arrivo a Roma del Presidente Wilson e questo fatto rende assai spiacevole la crisi. Comunque Orlando è costretto a risolverla alla meno peggio, ma con la massima