43« Opposizione di Wilson [i9-iv.igl Stato, e ciò risulta perfino nello stemma d’Austria-Unghe-ria, dove varie sezioni rappresentano i vari dominii dell’imperatore. L’insegna di Fiume vi è separata dalle altre. Quanto alla Dalmazia ed alle isole, ha fatto valere l’argomento strategico, di difesa della sguernita costa italiana, e la ragione nazionale e storica. Fino al 1881 la maggioranza delle diete dalmate fu italiana. Nel 1887, su 84 comuni dalmati, 59 usavano esclusivamente la lingua italiana, 25 le due lingue. L’Italia però chiede soltanto una piccola parte della Dalmazia, in via transazionale; chiede cioè soltanto Zara e Sebenico coi rispettivi territori, lasciando alla Serbia Cattaro, Spalato, Ragusa e tutto il litorale fino al confine albanese. Rispondendo a Orlando, Wilson ha concesso subito il confine del displuvio alpino per la Venezia tridentina; quanto all’Istria, vorrebbe dimezzarla, ma ha lasciato comprendere che potrà riconoscere la necessità di assegnare all’Italia l’Istria intera fino a Volosca. Invece ha affermato che Fiume fa parte di un’altra unità nazionale, e poiché serve a diversi Stati ha insistito perché ne sia stabilito il libero uso come porto internazionale. Si è opposto poi risolutamente alle ragioni strategiche invocate per l’annessione della Dalmazia. In nessun caso sono state assegnate regioni per argomenti strategici: questi giustificherebbero il confine della Francia al Reno, ma la Francia vi ha rinunciato. Sonnino ha ribadito le ragioni di Orlando, ma senza successo. Avendo dovuto egli accennare al trattato di Londra, Clemenceau e Lloyd George si sono dichiarati pronti ad eseguirlo, ma interamente. Poiché il trattato di Londra assegna Fiume alla Croazia, non possono mantenere la parola data di fronte all’Italia e disdirla di fronte alla Serbia, a cui la Croazia è oggi unita. La discussione è continuata serrata, vivacissima per tre ore. Ad un certo punto Clemenceau disse che gli italiani lasceranno la conferenza se non ottengono soddisfazione.