68 Ritorno a Roma [19.1n.18] l’accaduto. Egli a sua volta si è sempre dimostrato con me affabilissimo e « charmeur » come al solito. 19 Marzo. Alle ore 10 arrivo a Roma. Sono alla stazione tutti i ministri. Vado al commissariato e spedisco subito al presidente Orlando la mia lettera ufficiale di dimissioni. Poi convoco i direttori generali Morandi, Giuffrida e Graziani ed annuncio la mia decisione. Tutti ne sono sorpresi e dolenti e mi consigliano di recederne, ritenendo che le cose si aggiusteranno. Alle 19 vengono da me i miei colleghi sottosegretari agli interni Bonicelli e Gallenga, mandati da Orlando per una amichevole composizione. Dopo due ore di discussione, nella quale non ho mancato di mettere i punti sugli i, se ne vanno con aria molto rattristata. 20 Marzo. Scrivo una lettera ad Orlando ringraziandolo del passo fatto a mezzo Bonicelli e Gallenga ed esponendo le ragioni delle mie dimissioni. Alle 19 nuovo colloquio con Bonicelli e Gallenga. Colloquio molto serio e molto amichevole. Orlando li ha formalmente incaricati di attribuire a malumore reciproco l’incidente di Londra, e di farmi tali dichiarazioni per cui ogni mia insistenza sarebbe scortese ed antipatriottica. La grande bontà di Orlando accresce la mia devozione per lui. Lotta sul fronte di Verdun e sulle due rive della Mosa. Si delinea una colossale offensiva, per la quale i nemici hanno raccolto su un solo fronte tutte le loro forze disponibili. Si pubblica un comunicato ufficiale della conferenza di Londra dei tre primi ministri alleati contro la pace tedesca di Brest Litowsk. Esso rivela lo stile energico di Clemenceau: