[4-VI-,9] Palazzo Venezia all’Italia 629 Alle undici e mezza andiamo tutti in casa di Wilson, e definiamo le clausole delle riparazioni per il trattato con l’Austria. Si stabilisce che la Serbia, la Polonia, la Romania e la Ceco-Slovacchia pagheranno un contributo alle spese di guerra, in luogo della loro parte di riparazioni, contributo da fissarsi con ulteriori accordi. Sono riuscito a far escludere l’Italia, equiparando Trento e Trieste all’Alsazia-Lorena. Si discute della restituzione degli oggetti d’arte e dei monumenti storici, da farsi dall’Austria ai paesi dai quali provengono o nei quali si trovano. Pongo la questione di Palazzo Venezia in Roma, e si stabilisce che l’Austria lo consegnerà all’Italia gratuitamente. Cosi pure consegnerà senza pagamento i monumenti storici che appartennero ai Principi Vescovi di Trento e di Bressanone (Castello del Buon Consiglio ed altri). Alle 16 riunione con Attolico, Hipwood e Fisher (altro esperto) per la flotta mercantile adriatica. Formulo le proposte definitive da sottoporre a Lloyd George. Alle 19 riunione della delegazione al completo col generale Caviglia, ministro della guerra, arrivato in mattinata da Roma, con Diaz e col colonnello Gabba, reduce dalla Transcaucasia. Il colonnello Gabba descrive quella magnifica regione, i cui abitanti non erano favorevoli all’occupazione inglese, ed assicura che vedrebbero invece molto volontieri un’occupazione italiana. Sappiamo tutti che pochi paesi al mondo offrono le ricchezze del Caucaso. I pozzi di petrolio di Baku sul mare Caspio hanno una produzione colossale; alimentano tutta la Russia e gran parte dell’Europa. Chi li detiene ha in mano una forza formidabile. Essi sono collegati al porto di Batum sul mar Nero con una pipe-line o conduttura tubolare, di 1000 chilometri di lunghezza e di gran potenza, oltre che con la ferrovia Baku-Tiflis-Batum. La Transcaucasia, situata fra la Russia, la Tur-