sottolineare che quel poco che si è fatto ha già cominciato a dar qualche frutto, primo fra tutti l’aver deter- Si è detto e sii ripeterà che all'Italia, erede diretta della civiltà grecoromana, incombe per prima cosa l’obbligo di dedicare i suoi mezzi e le sue energie ad illustrarla. Ma non furono forse i viaggiatori italiani che dopo l’età postclassica tornarono a scoprire l’Oriente? E non è la storia e la civiltà italiana dal tempo dell’impero sino a tre secoli fa in rapporti continui di reciproca influenza con l’Oriente? E se si entra in un altro ordine di idee, non è l’Italia forse la nazione che per la sua posizione geografica e i suoi bisogni deve guardare con la più grande attenzione all’Oriente? Che altri rami del sapere, per i quali non esiste forse una minore emulazione internazionale, vengano da noi coltivati non significherà, spero, che si considerino come superflui studi che per la loro dignità e per gli interessi che vi sono legati costituiscono un obbligo d’onore per una nazione che ha un posto da difendere ed una volontà da attuare »; Pagliaro (A.), L’Italia e gli studi orientalistici, in « Le vie del-l’Oriente », Milano, VII (1930), p. 23. È evidente che l’A. ha qui di mira sopratutto quanto si riferisce all’Oriente asiatico ; tuttavia le sue osservazioni Si applicano ugualmente ai problemi del più vicino Oriente balcanico, e del resto il problema da lui trattato non può considerarsi se non come un tutto orga-nico. Il progresso degli stessi studi slavistici non potrà che avvantaggiarsi di una radicale riorganizzazione, e si potrebbe addirittura dire organizzazione soltanto, degli studi orientalistici in Italia. L’unica rassegna scientifica che tocchi da noi, metodicamente, di cose bulgare, con intonazione però in gran prevalenza letteraria e filologica, è la « Rivista di letterature slave » diretta da E. Lo Gatto. Sorse nel 1926 come continuazione di « Russia » che aveva vissuto cinque anni sotto le cure dello stesso Lo Gatto. È giusto riconoscere che il primo tentativo di presentare agli Italiani, dal punto di vista estorico e critico, le letterature slave, fu compiuto dall’istituto per l’Europa Orientale, col suo organo « L’Europa Orientale », (che iniziò le sue pubblicazioni nel 1921): la preparazione allo studio delle lingue slave è perciò da noi recentissima. Sullo sviluppo di questi studi, cfr. Damiani (E.), Gli studi di lingue e letterature slave in Italia, in « Rivista Italo-Bulgara », I, 1, pp. 39 e segg., 110 e sugg.; 200 e segg., e i riferimenti bibliografici contenuti nell'arti-colo dello stesso autore Lingue e letterature slave e mondo slavo, in «Le vie dell’Oriente », VII (1930, pp. 1-14. Una rassegna di questi studi è anche in « Civiltà moderna », II (1930), pp. 1232-44.