— 226 — pide, ha, per le sue condizioni morfologiche, scarsa influenza sul popolamento; e poca ne ebbe nel passato anche come via di comunicazione, almeno fintanto che non si pensò di utilizzarlo per la prima linea ferroviaria transbalcanica, destinata a congiungere alla capitale le regioni della Bulgaria danubiana (1). Neirultima sezione del suo corso, da Mezdra in giù, l’Iskar viene via via ampliando la sua valle; oltre Òumakovski l’alveo s’allarga fino a raggiungere un centinaio di metri, ed una profondità di 1-2, sì che non meraviglia l’asserzione del K a n i t z (2), che in epoca romana fosse qui navigato. Con un bacino poco più piccolo (7846 Kmq.; Arno 8247) di quello dell’Iskàr, ma con un decorso assai più breve (271 Km.; Arno 241), lo Jantra (3), raccoglie, per mezzo di un fitto reticolo di tributari, fra cui emergo- (1) Data l’origine, è chiaro che in questa sezione, chiusa nella parte assiale dell’arco balcanico, il fiume non può contare se non su piccoli affluenti, sviluppantisi in valli longitudinali; auche per questo la doccia si mantiene dovunque assai stretta. Il breve spazio consentito agli insediamenti si riduce alle strisce terrazzate che le acque di dilavamento hanno largamente asportato; nessuno dei centri, quindi (quando si prescinda da quelli che si connettono allo sfruttamento delle risorse minerarie), trova condizioni adatte per assumere una certa importanza, data anche la mancanza di ampie valli laterali favorevoli agli scambi. Dove le modeste proporzioni di queste vengono eccezionalmente oltrepassate, com’è pel caso dell’Iskar, si incontra un centro abitato un po’ più popoloso (Svoge), il più popoloso, comunque, lungo tutta la gola. (2) Cfr. Kanitz (F) - Donau ttulgarien cit., II, pp. 263 e segg., debbo l’indicazione del passo a Ischirkoff (A) - op. cit., p. 134. (3) E’ tra i fiumi balcanici più spesso ricordati dagli scrittori dell’antichità classica, lo ’'A0po<; di Erodoto (IV, 49), lo Jeterus di Plinio (Nat. hist. Ili, 149). In periodi più recenti prevalsero le forme ’Iaxpii;, Iatrum, Ietar, Ieter, ’Isxèp, quest’ultima viva ancor oggi nel corso superiore del fiume. Il Tomaschek (W) - Die Alte Thraker cit., p. 92 la connette con una radice che accennerebbe al veloce deflusso del fiume nella sua sezione