— 321 — la profonda trasformazione operata dall’uomo in questo territorio, e conseguentemente del largo impulso che, in tal modo, ne è venuto alla propagazione delle specie mediterranee, meglio adatte alle condizioni determinate dalla riduzione del mantello forestale. Molto minore doveva invece risultare la trasformazione nelle fasce montane periferiche, e specialmente in quella che chiude ad E. il bacino della Marica, rappresentata dal massiccio cristallino-paleozoico dello Strandza (1). Insieme con determinanti climatiche, hanno qui congiurato la più antica storia geologica e lo' stesso isolamento della regione da quelli che in ogni tempo furono i centri della civiltà balcanica. L’isolamento è tradito ancora bene dalla debole densità della popolazione, fra le più basse dellla penisola, e non può non aver a-vuto il suo peso nella conservazione, relativamente discreta, dell’originaria veste boschiva. Caratteristica di questa, è floristicamente, la presenza di specie proprie dell’Asia minore e del Caucaso; ecologicamente, la commistione di tipi subxerofili e mesolìtici, che accennano anch’essi ad un dominio fitogeografico abbastanza diverso così da quello propriamente mediterraneo, come dal medioeuropeo. Il fatto che si abbia a che fare ancora con formazioni solo imperfettamente note, non diminuisce la legittimità di presentare il gruppo dello Strandza come unità fìtogeografìca a sè stante. La sua particolare fisionomia gli viene dal contrasto con le regioni che lo delimitano; quella a N. caratterizzata dalla steppa danubiana; quella a S. da formazioni tipicamente mediterra- (1) L’indicazione di qnesta regione come unità botanica è nella cartina annessa all’opera del T u r r i 1 1 ; nel testo la regione stessa fa parte del distretto tracio. Tuttavia l’A. insiste spesso sull’opportunità di considerare lo Strandza del tutto a sè dalle zone vicine; cfr. sopratutto a p. 339.