— 78 — pareti erte e nude, ora isolati a mo’ di torri, ora ammassati a gruppi, scolpiti nelle forme più bizzarre dalle acque di dilavamento, e terminanti a cuspidi, a pinnacoli, a cupole, a ripiani, intagliali da forre paurose, cribrati da grotte sulle pareti, si staccano con una rutilante freschezza di colori sullo sfondo smeraldino dei Balcani, le cui spalle appaiono ammantate di bosco fino alle cime (1). Oltrepassata la lunga e stretta gola con cui Plskar, unico tra gli affluenti del Danubio, si è aperto la strada attraverso la catena, questa si fa più stretta, ma più elevata, più impervia. Cambia la direzione e mancano quasi del tutto fasce parallele all’andamento del crinale; per contro la linea di displuvio tende a risalire verso N. e non sempre coincide con la linea massima elevazione. Il contrasto fra i due versanti appare anche più evidente, cadendo a picco quello meridionale sulla zona depressa segnata dai bacini subbalcanici (2). I torrenti montani « Vorträge des Vereins zur Verbreitung naturwiss. Kenntn. Wien », XXX (1890), L. 16, pp. 17 e segg. (1) Su questa sezione dei Balcani, cfr. sopratutto Toula (F.), Grundlinien der Geologie des Westlichen Balkan, in « Denkschr. der K. Akad. d. Wissensch » Mat.-nat. kl., Wien, XLIV, 1882, 2, pp. 1-56 (con una carta al 300 mila), che resta sempre uno scritto fondamentale, e il saggio dell’OESTPEicH sul defilé dell’Iskflr più addietro ricordato. (2) Mette conto di osservare che questa diversità di caratteri sulle opposte spalle del sistema era già stata messa in evidenza anche dagli scrittori classici. Ammiano Marcellino, che visse nel IV sec. d. C. e ci lasciò le notizie più copiose che l’antichità ci abbia tramandato sui Balcani, scrive: « Pars qua© Illyricnm spectat edita velut incauta subinde superatur. Latus vero e regione oppositum Traciis prona humilitate de-ruptum hincque et inde fragosis transitibus impeditum diffìcile scanditur etiam nullo vetante » (XXI, 10). Più esattamente, Ammiano si riferisce qui al passo di Succi, fra Serdica (Sofia) e Filippopoli (Plovdiv), ma, date le idee che si avevano allora sul’estensione della catena balcanica