— 327 — ancora viventi in territorio bulgaro è calcolato non inferiore a 25 mila (1), e sembra in aumento anche come conseguenza delle immigrazioni in massa che, attraverso il Danubio gelato, han luogo dai finitimi territori del N. Non meno dannosi effetti ha la presenza del lupo sulla selvaggina di maggior pregi») — cervi, caprioli, camosci — nella quale miete con pari larghezza (2). Piuttosto rara è la lince (Linx pardinus), in via di estinsione (si trova ancora nello Strandza e nel Rila), abbastanza frequente invece lo sciacallo (Cani» aureus), confinato però nei distretti orientali (Burgas e Strandza); relativamente comuni poi la volpe, il tasso (Meles rneles), la lepre, il gatto selvatico, la martora, la puzzola (Faetorius putorius ; anche F. sarmaticus), e il cinghiale, che a branchi fin di oltre cento capi, frequenta la zona occidentale e mediana dei Rodopi. Il castoro sembra oggi estinto; il capriolo (Capreolus caprea) si nasconde invece ancora in molte foreste; meno abbondante il cervo (Cervus elaphus) — presente nondimeno in quasi tutte le regioni montuose — ed il camoscio ( Rupicapra tragus), accantonato sul Rila, sul Pirin e nel settore mediano dello Stara Planina. Le regioni sudorientali della Balcania costituiscono uno dei punti di passaggio obbligato per le migrazioni regolari che gli uccelli compiono da N. a S. e da S. a N. nel bacino mediterraneo (3). L’avifauna bulgara è delle più ricche fra le europee, essendovi rappresentati) Secondo M. K. Hristovic, una delle autorità più stimate della Bulgaria in materia di caccia. (2) Il Hristovic calcola che anche questo caso si abbiano un trecentomila capi all'anno di selvaggina uccisi dai lupi; la cifra mi sembra eccessiva. (3) Cfr. le osservazioni di C. Suffern in Turrill (W. B.) -op. cit., p. 308.