— 118 — 2010 m., Carev Varli 2104 m.), s’avvicinano e superano i 2000 m., per culminare nella cupola scotennata del Ruen (2253 m.), la più alta di tutto il confine bulgaro. Gli sproni orientali del gruppo precipitano con una ripida scarpata sul bacino> di Kjustendil : la presenza di faglie è accompagnata, come al solito, dal copioso fluire di sorgenti termali lungo gli orli del bacino stesso. Il gruppo degli Osogovo è ammantato di magnifiche foreste, ed è fra i più densamente popolati di questa zona, inciso com’è da un dedalo di valli attraverso le quali corrono gli affluenti dello Struma. Più ancora che in questa zona marginale l’insediamento umano ha trovato condizioni favorevoli nel distretto del Kraiste, che le fa seguito verso N., costituito anch’esso di scisti cristallini iniettati di pile eruttive antiche e recenti. Caratteristico quanto mai il distacco tra le valli affondate e tortuose, che separano i singoli frammenti del massiccio, e le ampie distese debolmente ondulate delle zone più alte, penepianate. Su queste si è distesa una coltre di fine argilla dii decomposizione, che si presta assai bene alle colture; di qui la popolazione relativamente fitta che vi si è andata fissando. Una buona parte degli abitati si mantiene al di sopra dei 1400 rn. : in nessun’altra zona della Bulgaria si raggiungono cifre così elevate (1). Verso settentrione le assise paleozoiche e secondarie si van facendo sempre più estese (compaiono anche giura e cretaceo), alternando con espandimenti eruttivi (1) Di carattere prevalentemente etnografico ed antropogeografico è il grosso lavoro dello Zahariev (J.), Kjustendilsko kraiste, in « Sbornik na narodni umotvorenija i narodopis » dell’Accademia bulgara delle Scienze, XXXII (1918), dove però sono copiose notizie anche sull’orografia della regione. Come s’è accennato, la frontiera stabilita dal trattato di Neuilly ha