251 — incastra il suo letto, per una quindicina di chilometri, nella profonda forra di Momina Klisura, dalla quale esce a Belovo, scendendo con deflusso lento e uguale verso Filippopoli (1). Questa seconda sezione del corso, nel quale la pendenza si riduce sensibilmente, ha tutti i caratteri dei fiumi di pianura (2): alveo ampio e tortuoso, rive basse e indecise, larghe costruzioni sabbiose anche in forma di isole, con conseguente suddivisione della corrente in più bracci, etc., e si continua da Belovo fin poco a valle di Borisovo, dove la valle della Marica si restringe alquanto, e l’aprico piano alluvionale cede il posto ad una confusa chiostra di colline, tra le alture di Cirpan e le estreme più basse digitazioni dei Rodopi orientali. Come si è già avuto occasione di accennare, anche la Marica corrisponde all’emissario di un bacino lacustre che dall’alto margine occidentale del suo corso si spingeva fino alla stretta di Harmanlii, attraverso la quale le acque del lago stesso trovarono il loro esito in epoca postpliocenica. Approfonditosi, in seguito allo svuotamento, il livello di base dei tributari del fiume, come s’era approfondito in questo, si accentuò naturalmente l’attività erosiva in tutto il bacino, con la conseguente incisione degli stessi depositi alluvionali che ne coprivano il fondo. Le testate di tutte queste correnti dovettero tendere a risalire sempre più addentro nella cornice montana e la maggiore pendenza impressa al loro deflusso captare, dove era possibile, tronchi e valli pertinenti anche ad altri domini idrografici, come sembra sia avvenuto nel caso del Tundza. (1) Cfr. su questo Burchard (A) - Die Morphologie der Nordrandes der Rhodopen etc. cit., pp. 161 e segg. (2) Il fiume è qui infatti navigabile, e navigato discretamente era, prima dell’apertura della ferrovia che lo rasenta, a cominciare addirittura dall’epoca classica, come s’è accennato.