traverso larghe breccie prima di piegare a S. e correre alla Marica. Comunque, tanto nei bacini qui ricordati, quanto in quelli di Kazanl^k, di Sliven (1) che li proseguono verso oriente, si ha a che fare con una serie di conche intermontane non molto ampie, allungate da O. in E., riempite sul fondo dai materiali di riporto che i fiumi vi hanno accumulato in ampi conoidi e quindi di nuovo scavato. Topolnica, Strema e Tundra corrono alla base del pendìo settentrionale dello Sredna e del Sarnena Gora, contro il quale li respingono le alluvioni strappate dal pendìo opposto, il balcanico, e distese a mo' di piano inclinato tra queste e il fondovalle. Fondo e pendìo sono fra i terreni più fertili della Bulgaria. In realtà questi bacilli chiusi — come, in diversa misura, quelli di Karnobat, di Aitos e di Anhialo, che si spingono fino al Mar Nero, — sentono piuttosto poco (1) La conca di Ka«anlàk è la più ampia (560 kmq.)1 fra queste, dopo la conca di Sliven (827 kmq.), da cui è separata per mezzo di un modesto gruppo di elevazioni, attraverso le quali il Tundra si apre la via con un nastro di intagli epigenetici. Epigenetico è poi, ancora più visibilmente ,il solco del Binkos, che affluisce al Tundra da sinistra ed è utilizzato dalla ferrovia Kazanlàk-Sliven. Il bacino sul cui fianco sorge quest’nltima località differisce dal primo perchè svasato e inclinato verso S. La sua parte orientale è irrigata dallo Azmak dere, che impantana (azmak, in turco: «pantano», «palude»); impantanato è anche il settore prossimo a Straldza. La valle che segna questo solco verso E. si fa sempre più aperta e i fianchi più arrotondati e morbidi indicano una serie di superfici penepianate. Carattere di bacini interni non hanno, a esser precisi, nè la conca Aitos, nè, tanto meno, quella di Anhialo, cui sì addice poco il nome stesso di conca. Ma tutti e tre gli avvallamenti si dispongano lungo un solco che dovette un tempo avere unità idrografica: e il solco non rappresenta infatti se non l’antico decorso, pliocenico, del Tundra, che allora finiva al Mar Nero. Questa interpretazione è confermata dal decorso del vicino Hadzi dere, cui s’è già accennato.