— 156 — i 15°), riduce l’umidità relativa (fin oltre del 40%) e determina un acceleramento del periodo vegetativo (le spighe maturano 10 e più giorni prima), ma più spesso l’eccessiva evaporazione che ne viene impressa alle piante le danneggia irreparabilmente : le foglie si accartocciano, ingialliscono e scolorano (di qui l’espressione di « vento bianco », con cui è talora chiamato), fino ad apparire come bruciate, mentre le spighe, secche e contorte, si piegano sugli steli e finiscono per lasciar cadere prima del tempo i loro chicchi. Caratteri ed effetti del ceren retar lo mettono dunque in rapporto col nostro scirocco, col quale ha comune l’origine ed il fatto stesso che manca, per quanto sappiamo, di vera periodicità. 4. Pochi cenni basteranno per definire l’andamento della nebulosità e dell’umidità atmosferica, due fattori climatici che, com’è noto, si presentano sempre in più o meno stretto parallelismo con le precipitazioni. Dagli elementi raccolti nella tav. F (1) è facile dedurre che i valori medi annui della nebulosità variano entro limiti piuttosto angusti, ossia fra 4,7 (Petric) e 5,9 (Petrohan), contrassegnando questi estremi due località in condizioni altimetriche opposte. Esaminata nella sua distribuzione stagionale, la nebulosità appare naturalmente massima nei mesi invernali, minima negli estivi, come di regola : degno di qualche rilievo è il fatto che le oscillazioni tendono a divenire più piccole (1) Le cifre di questa e della seguente tabella differiscono alquanto da quelle calcolate dal Kirov (K. T.), op. cit., pp. 39 e segg.; la ragione è che le mie medie sono state portate tutte al trentacinquennio 1894-1925, tenendo conto delle osservazioni teoriche dell’EREDiA (F.). Sulla determinazione della nebulosità normale d’una data località, in « Rivista Aeronautica » IV (1928), 1, pp. 70-3.