trionale, in larga parte calcareo, declinante a gradini sulla pianura danubiana e quello opposto, in cui predominano rocce più compatte e più dure, interessate da faglie, con bruschi dislivelli e conseguente intensa attività erosiva dei corsi d’acqua. Ad onta di tutto ciò, e delle divergenze che ne risultano da luogo a luogo, l’unità del sistema trovò riconoscimento fin nell’epoca classica (1). Solo modernamente si è potuto separarlo con limiti precisi dalle zone finitime che lo continuano, almeno dal punto di vista orografico, verso O. E questo aiuta a intendere perchè si sia potuto conservare tanto a lungo l’erroneo concetto, (1) Com’è noto, i Greci chiamarono questo sistema col nome di AT|ìov o Alno? (anche Alno? ), d’onde lo Haemus mons dell« fonti latine. Indubbiamente essi cominciarono a conoscerlo dai Traci, coi quali si trovarono ad aver rapporti sulle coste del Mar Nero, dove avevano fondato le loro colonie e non è senza significato che il nome si sia conservato ad un promontorio, il Capo Emine (Nos Palocastro), a poca distanza da Mesemvrija e da Sozopol (Apollonia), che sono ambedue fra i più antichi insediamenti ellenici in questa parte dell’Eusino. Se col nome di Alpov si intendesse indicare almeno in origine la sola parte orientale, più bassa, della catena, non sappiamo, ma è congettura probabile. Sia come si vuole, già i logografi ricordano questo nome; notizie più copiose si hanno però solo con Erodoto (1, 49), che attinge indubbiamente dalle informazioni amtesi in Grecia dopo la spedizione di Dario contro gli Sciti (513 a. C.) Tucidide pone al lembo occidentale della catena, quello attraversato dallTskìr, il limite fra Sciti e Geti (II, 69), mostrando però scarsa conoscenza dei luoghi. Per contro Strabono, oltre ad essere assai più copioso, riconosce l’importanza dello Alftov come frontiera del mondo tracio-greco verso settentrione, frontiera oltre la quale vivono le popolazioni barbariche stabilite lungo il Danubio, ed i nomadi che vi scendono dalla pianura valacca (VII, 313). Tolomeo si limita a ricordare (II, 11) che lo ATuov segna il confine fra Mesia e Tracia; comunque questi e gli altri scrittori classici mostrano d’avere già chiaro il concetto dell’importanza dei Balcani, la cui estensione viene a poco a poco accresciuta verso occidente.