247 — montani della Bulgaria di S.O.; il suo corso rappresenta poi, secondo abbiamo già avuto occasione di accennare, la via più diretta che da questi bacini permette di giungere all’Egeo. Deve apparire perciò naturale che lungo questa direttrice l’espansione bulgara, intesa ad aprirsi verso S. lo sbocco marittimo necessario al respiro delle sue province occidentali, sia venuta a contrasto con l’opposta marcia dell’elemento greco, costretto a dilatare dalla troppo angusta cimosa litoranea che frangia questo lembo del bacino mediterraneo. Già limitata nel suo valore economico da poco favorevoli condizioni naturali (deflusso torrentizio, forti pendenze, angustia del fondo, etc.), la valle dello Struma vede ora ancor più ristretta la sua funzione antropogeografica dall’artificiale decorso delle frontiere politiche. Il solco del fiume a S. di Bobosevo è utilizato dalla comunicazione ferroviaria che lega Sofia a Petric; ma senza il naturale proseguimento verso la depressione del Takhinos. E del resto le vie che attraversano questa non tendono alla foce dello Struma, ma piegano verso E. (Seres), lungo l’Angista, per cercar altrove (Kavala) uno sbocco marittimo più conveniente. Corso almeno in parte analogo a quello or ora descritto ha il Mesta (1), lungo poco più (246 Km.) del (1) Sebbene forse meno noto dello Struma, anche il Mesta ricorre di frequente nelle fonti classiche, sotto l’antico nome di Néoro? oNécycro?, che il Tomaschek (W) - op. cit., p. 96 riporta a varie radici, accennanti sia al rapido deflusso del fiume, sia alla sua grande capacità di trasporto (pel legname, o anche, semplicemente, per le torbide). Il tratto inferiore segnava, secondo Strabone (VII, 33 e 35) il confine orientale della Macedonia. Lo stesso autore ricorda che il Mesta usciva di frequente dal suo alveo. Già in epoca preottomana alla forma Nàrro? si sostituì Miorog, donde i! nome attuale; i Turchi lo chiamarono Kara su (fiume nero), proprio come lo Struma.