— 11 — in questo caso è chiaro perchè Grecia, Albania, Jugoslavia e Romania abbian suscitato fra gli studiosi italiani una curiosità che si direbbe più attenta e più viva. Dal punto di vista geografico, per es., non c’è dubbio che le regioni sudoccidentali della penisola balcanica abbiano ricevuto, per merito nostro, un apporto scientifico ben più considerevole che la zona orientale compresa fra Danubio ed Egeo; non foss’altro la delicata situazione politica creatasi nell’immediato anteguerra e nel periodo postbellico sull’altra sponda dell’Amarissimo ha finito col portare in primo piano, dinanzi all’attenzione del nostro pubblico, quanto tocca del giovane stato albanese, verso il quale ci richiama d’altronde una posizione geografica per noi piena di significato. Per diversa via la conoscenza della Grecia moderna si è più o meno largamente avvantaggiata, non foss’altro, dell’interesse che sul suo popolo riverberano' le vestigia di un luminoso passato : non solo, dunque, per la solita gara di prestigio con le altre maggiori potenze mediterranee l’Italia deve essere presente, là, coi suoi figli nell’opera di riesumazione destinata a gettar nuova luce su quel passato cui è cosi intimamente legata la nostra vita spirituale di eredi di Roma. Un po’ meno appariscente, o forse, meglio, più tarda si mostra la partecipazione italiana agli studi romeni : ma qui esiste tutta una tradizione di rapporti fra i due popoli neolatini, cui era facile ricongiungersi non appena, com’è avvenuto all’in-domani dei trattati di pace, gli interessi politici ed economici avviassero contatti sempre più stretti (1). E per (li Copiose indicazioni sull'evoluzione di questi rapporti si leggono nel pregevole e diligente studio dell Isopescu (C.), Notizie intorno ai Romeni nella letteratura geografica italiana del cinquecento, in « Bulletin de la Section historique de l’Académie Roumaine » XVI, Bucarest, 1929.