— 290 di trasformazione e di differenziazione, di cui possiamo fissare il punto di partenza nel cenozoico. Sebbene manchino ancora studi speciali sulle condizioni biogeografiche di quest’area attraverso le varie epoche geologiche (1) — nè i reperti fossili furono infatti tutti bene riconosciuti, nè si posseggono purtroppo elementi pa-leometereologici sicuri — quanto sappiamo sta ad indicare che le condizioni climatiche ed edafiche consentirono allora lo sviluppo di tipi di vegetazione non dissimili dagli attuali, non ostante una composizione floristica molto diversa. E’ certo poi che le comunità che da quell’epoca si vennero costituendo rappresentano forme più antiche e meno alterate, nel loro processo evolutivo, che non si riscontri nelle altre regioni d’Europa. A spiegar tali forme, e le associazioni che ne risultarono, conviene tener presenti sopratutto alcuni fatti di maggior interesse : la lunga persistenza e quiescenza della massa rodopica, che rientra per buona parte nei confini dell’attuale Bulgaria; la durata, pur essa cospicua, della comunicazione terrestre che la tenne unita, attraverso l’area emersa dell’Egeide, al continente asiatico (2); l’orogenesi alpino-dinarica, a cui è dovuto il saldarsi di questa stessa massa all’Europa centrale; la presenza, almeno fino al cenozoico superiore, di un ma- (1) E’ ovvio che quanto più si procede a ritroso del tempo, tanto più diventa diffìcile distinguere nel dominio balcanico regioni, zone e distretti corrispondenti agli attuali; anzi la stessa espressione dominio balcanico non ha senso se riferita ad epoca preneogenica. Le indicazioni date nel testo si attagliano in modo molto generico all’area mediterranea su cui emersero i territori balcanici. (2) Essendosi poi interrotta questa comunicazione coll’aprirsi del bacino egeo, è chiaro che la maggior parte delle affinità fra le specie balcaniche e le anatoliche hanno le loro radici nel cenozoico o al più tardi nel quaternario superiore.