minato nella nazione amica un più intenso desiderio di penetrare la nostra coltura, attraverso una conoscenza diretta, larga, intima di quell’Italia che i Bulgari amano e ammirano da secoli, ma han finora intraveduta solo, o in prevalenza, attraverso le deformazioni di intermediari non sempre interessati a ritrarne un’imagine genuina (1). Si può anzi affermare che, di fronte alla condizione pressoché stazionaria della coltura tedesca, che dominò senza contrasto l’intellighenzia bulgara nell immediato anteguerra e nel periodo bellico, e di quella francese, che resta malgrado tutto fortissima, ma che non è riuscita a segnare negli ultimi tempi sensibili progressi, l’influenza italiana tende ad affermarsi via via con sempre maggior fortuna in ogni ordine dii classi (2). Neppure la spregiudicata, larghissima propaganda bolscevica ha incontrato favore: anzi gli eccessi coi quali si è illusa di piegare di forza il paese hanno finito col determinare una tenace resistenza nella massa fondamentalmente sana del popolo bulgaro. In conclusione i Russi non han potuto nemmeno riguadagnare le favorevoli posizioni conquistate dopo la guerra di liberazione e man- (1) Cfr. Damiani (E.), Rapporti di cultura fra l’Italia e la Bulgaria, in « Le vie dell’Oriente », VII (1930), pp. 25-9. (2) Sui caratteri con cui le diverse colture hanno esercitato la loro influenza sul popolo bulgaro, quanto di più penetrante sia stato finora scritto resta il saggio del Ralcev (M.),. llalianskata Kultura (con riassunto in italiano), in « Rivista Italo-bulgara », I, 1, pp. 10-20. Anche da questa parte si lamenta che quanto è stato finora fatto per avvicinarsi alla cultura italiana sia stato casuale, superficiale e, nei migliori csi, senza preparazione e competenza. Non ho accennato neppure alle civiltà inglese ed americana, perchè il loro influsso, come lo stesso Raléev ammette, è assai debolmente sentito in Bulgaria: la novità e l’originalità della coltura inglese non ha potuto penetrare nello spirito di quel popolo.