— 154, — turalmente i valori crescono col crescere dell’altitudine; perciò Petrohan segna come media annua 4,2 m/s., ossia una cifra quasi doppia di quella di Sofia (2,4). Velocità di 12-15 m. al sec., vale a dire superiori ai 50 Km. orari, sono eccezionali press’a poco quanto da noi (1). Scarsa importanza presentano, perchè non dissimili da quelli di altri paesi della zona temperata, i venti periodici (brezze di mare, di monte, di valle, etc.), sui quali perciò non è il caso di indugiarci (2). Ben diversamente notevoli, dal punto di vista geografico, sono i venti variabili, nessuno dei quali più tristemente famoso del così detto ceren vetàr, o « vento nero » (3). In realtà questo nome, come i molti che lo sostituiscono o lo accompagnano nell’uso delle campagne (4), si ap- (1) Cfr. Röster (G.), op. cit., pp. 372-3 e Crestani (G.), op. cit., p. 112. (2) Cfr. su questo argomento Kirov (K. T.), op. cit., pp. 73 e segg. e i contributi del Rainov (R.), Föhn i bor v Bàlgarija, in « Otdelna Kniga », 1919, e Padasite vetrove v Bàlgarija, in « Godis. Sof. Universit.», fisik-mat. fakult. XVIII, 1923, e dello Zinner (F.), Der Sec-und Landwind zu Burgas, in «Meteor. Zeitschrift » 1919, pp. 93-5, la cui indicazione debbo del pari al Kirov. (3) Su questo vento esiste una ricca letteratura, perchè, date le sue conseguenze pratiche (agricoltura), lo stato si è preso cura di istituire tutta una serie di ricerche speciali, che continuano, nei più importanti osservatori e con appositi organi di studio. I due lavori per noi più notevoli sono ambedue in bulgaro; cfr. Kozarov (P.), Cernjat vetàr v bàlgarska Dobrudza i negovoto vredno vlijanie vàrhu posevite, in « Tru-dove na Därz. zemled. opitna stancija v Obr. Ciflik pri Ruse » I, 1908 e Kirov (K. T.), Cernjat vetàr v Bàlgarija, in « Svedenja na Minist, na zemledelieto », 1929 (maggio-giugno). Abbastanza diffusa è la trattazione dedicata al soggetto nell’opera più volte ricordata dello stesso Kirov (K. T.), Klimaticna skica etc., pp. 75 e segg. (4) Quasi tutti alludono ai tristi effetti che il vento ha sulle colture. I contadini bulgari lo chiamano anche « oscurità » (tàma), « vento cat-