?4° Dissertazione li o aliavano e dotavano nuovi Templi, oa i g à fabbricati conferivano nuovi doni e rendite di llabili, per maggiore ornamento derfacri Luoghi, accrefcimento di decoro a i divini Mifterj, di comodo a i Minillri delle Chiefe, e di aiuto a iPoveri. Però dopo la pace della Chiefa a-vendo Coftantino nell’Anno 321. con fua Legge permeifo di donar fondi alle cafe del Signore, cominciarono a colare in effe le intere eredità, pingui legati, ed altri doni della pia munificenza de’ Fedeli, ficcome ancora a fabbricarli un po’più tardi de i Monifterj di Monaci e Monache : dal che venne ad amphficarfi il Patrimonio del Clero . In Terzo luogo a maggiormenre dilatarlo contribuì una affai comune confuetudine , cioè che i Ricchi dando un calcio al Secolo , e abbracciando l’Ecclelìaftic-a milizia o ne’Monifterj o ne’Collegi de’Canonici, o nell’Ufizio di Parrochi, non fedamente se 11 elfi, ma anche tutti i lor Beni di fortuna dedicavano a Dio. Ed altri aferitti a qualche Chiefa, ritenendo 1’ufufrutto de’lor Beai vita durante, la illituivano poi ne’ te-flamenti erede di parte di elfi, o di tutto. Fin dall’Anno 434. gl’Im-peradori Teodofio iuniore, e Valentiniano III. pubblicarono la feguente Legge, rapportata dal Codice Teodofiano Tit. 3. Lib. V. per cui fi dichiara, die morendo i Cherici fenza legittimi eredi, la Chiefa, a cui s’ erano affuggettati, ereditava le lor facoltà. Si quis Epifcopus, aut Pres-byter, aut Diaconus , aut Diaconifja , aut Subdiaconus , vel Clericus , aut Monachus , aut mulier, quce fohtarice vitee dedita efi ( cioè Monaca) nullo condito tefiamento dece [feri t, nec ei parentes utnusque fexus , vel liberi &c. exfìiterint: bona , quce ad eum peninuerint , facrofanclce Ecclefi.ee , vel Mona-fieno , cui fuerat defilnaius, omnifariam focientur . Però nulla è da maravigliarli , le il Popolo, il Clero, i Monaci, e le Monache cotanto fi llu-dialTero di tirare al Vefcovato, al Moniflero, e ad altri ufizj della Chiefa le perfone più facoltofe, per ifperanza de’frutti , che ne potevano ridondare all’ erario Ecclefiaftico. Merita qui di effere rammentato un avvenimento , che fufcitò molte querele fra Santo Agoftino, e Piniano , Albina, e Melania, nobihffimi e ricchi Cittadini Romani, e di cui molto parlai nel Tomo I. de’ miei Anecdoti Latini. Eranfi quelli circa 1’ Anno di Crifto 411. portati ad Ippona per vifitare Agoftino, quand’ecco iecondo l’ufo o abufo di que’tempi, commoflfa la plebe , quali forzò Miniano a prendere il Presbiterato: alla qual violenza, per interpofizione del Vefcovo Agoflino, gli riufeì di fottrarfi. Non si torto fu egli ridotto in luogo libero e ficuro, che molto fi lamentò di Agoftino, e della plebe d’ìppona per sì fatta violenza, quafi eupiditate pecunice, non dilezione jufiiticc , Jervos Dei vellet reunere , ed avelfe data a conofcere cu-piditatem fua m , fe non Clerìcatus . fed pecunice cauffa, hominem divitem , atque hujusmodi pecunice contemtorem & larfitorem , apud fe tenere voluerit. Il perchè Santo Agoftino con fua Lettera ad Alipio Vefcovo diTagafta, ora