[3-vi.i9] La Repubblica renana 625 5 Giugno. È giunto il decreto reale che nomina Imperiali e me membri della delegazione per la pace. Con altro prossimo decreto saranno accettate le mie dimissioni da ministro degli approvvigionamenti e consumi e sarò nominato ministro senza portafoglio. Ma l’ing. Ettore Conti rifiuta di assumere la mia successione, alla quale è stato chiamato da Orlando; e rifiuta, malgrado le insistenze di Colosimo, per un motivo che gli fa onore. Egli ha su le braccia una materia importantissima e delicatissima: la liquidazione delle spese di guerra. Sta salvando centinaia di milioni all’erario. Preferisce trattare come sottosegretario una materia che ormai conosce a fondo e nella quale sta rendendo grandi servigi, che intraprendere come ministro una materia che gli è ancora sconosciuta, e per la quale non sa se potrà raggiungere gli stessi successi nell’interesse del Paese. Sono molto spiacente del rifiuto di Conti; ma devo riconoscere che ha ragione. Non so chi altri suggerire. Su la scena politica della conferenza è scoppiata una grossa bomba: la proclamazione della Repubblica renana con un Governo presieduto da un certo dott. Dorten. Deve essere un’artificiosa costruzione francese. Io conosco bene il patriottismo delle popolazioni renane, perché fui mandato da mio padre a fare per vari mesi l’operaio volontario a Colonia e dintorni; e mi pare impossibile che la Renania si stacchi dalla Prussia. Piacentini mi ha portato da firmare il rapporto della commissione interalleata incaricata di studiare l’applicazione dell’art. 13 del trattato di Londra (Milner, Simon, Crespi). Il rapporto conclude e consacra testualmente quanto segue: i° L’Italia accetta, sotto riserva di definire i dettagli 40.