[23118] Tempesta sulla Manica 37 lo, perché, coll’aria che tira, gli Alleati assegnerebbero certamente all’Italia le linee di nazionalità chiaramente riconoscibili, secondo il nono dei 14 punti di Wilson, corrispondente al parecchio di Giolitti. Ho avuto un lungo colloquio col mio ottimo amico Clé-mentel, ministro del commercio, su tutti gli scopi del viaggio. Il Petit Journal mi ha intervistato, e pubblica che la Francia manderà cereali all'Italia e che si è fatto l’accordo tra Inghilterra, Francia e Italia per la distribuzione del carbone. È tutto facile pei giornalisti. Orlando ha parlato con Clemenceau. 23 Gennaio. Orlando ha chiesto ieri a Clemenceau di poter arrivare a Londra il più presto possibile, avendo grande urgenza di tornare in Italia. Alle 9 troviamo alla Gare du Nord un treno speciale ed alle 14 troviamo a Boulogne due torpediniere; l’una deve farci traversare la Manica in tre quarti d’ora, e l’altra deve servirci di scorta. C’imbarchiamo, e le torpediniere filano via subito a 24 nodi. Il minuscolo scafo d’acciaio che ci accoglie è reduce da un’azione guerresca. Porta il N. 24; ha la croce al valore appesa al fumaiolo, le cui lamiere sono sforacchiate dalle palle. Il comandante giace ferito in un ospedale. Siamo perciò agli ordini del comandante in seconda, giovane dagli occhi di fuoco, gli occhi proprii di tutti gli ufficiali francesi che sono stati in battaglia, occhi impressionanti per fierezza e decisione. Il mare è grosso. Dopo pochi minuti ci troviamo in una fitta nebbia. La torpediniera N. 24 rallenta e fischia, fischia... La torpediniera di scorta è sparita. Il tempo si fa sempre più buio: siamo stretti in gruppo intorno al giovane comandante, buio in volto anche lui. La nebbia diventa gialla e dalla plancia non si vede né prua né poppa.